Quello che più fa effetto, sotto la carne maleodorante delle scommesse illegali, è dove tutto questo sia nato. Vizi fioriti nei luoghi più sacri del calcio italiano: i ritiri della Nazionale. È in un raduno a Coverciano, la casa degli azzurri da cui sono passati Bearzot e Lippi, che Fagioli aggancia Zaniolo per aprirgli le porte dei siti illeciti e guadagnare aperture di credito in proporzione ai soldi che il compagno avrebbe inevitabilmente perso giocando a poker e blackjack. È dopo una partita della Nazionale, a Milano contro l’Ucraina, che Zaniolo salda i primi debiti legati alle puntate vietate. E in un ritiro dell’Under 21 a Tirrenia Fagioli imbocca il tunnel iniziando a giocare d’azzardo perché “lo facevano gli altri”. Ombre azzurre, come il curriculum di calciatori finiti nell’inchiesta: Florenzi è stato campione d’Europa nel 2021, Ricci è oggi uno dei cardini del gruppo di Spalletti, di cui fa parte quel Bellanova che Fagioli aveva attirato nella trappola dei siti illegali, ridendo poi dei soldi che mano a mano perdeva. Tra chi ha prestato soldi ai giocatori indebitati con bonifici alla gioielleria Elysium anche Okoli e Gatti, nel giro della Nazionale. Con questa macchia addosso l’Italia dovrà giocarsi da giugno la qualificazione al Mondiale.
Le possibili nuove squalifiche
Se poi il procuratore della Federcalcio Giuseppe Chinè riscontrasse negli atti milanesi violazioni delle norme sportive, la maglia azzurra sarebbe mutilata di interpreti. E infatti ieri il pm del calcio si è messo in contatto con la procura di Milano per ottenere le carte e capire se qualcuno degli indagati abbia violato l’articolo 24 del codice di giustizia sportiva, che vieta ai calciatori professionisti di scommettere sulle partite di calcio, siano italiane, europee o mondiali. La pena: tre anni di squalifica e 25 mila euro di ammenda. Salvo eccezioni. Quelle che hanno permesso a Tonali di patteggiare 10 mesi di squalifica (e 8 di colloqui educativi) per aver puntato sulle partite della propria squadra: “Ma senza mai vendermi un incontro e senza scommettere su eventi particolari che potessero avvenire”, come un’ammonizione. Fagioli se l’era cavata addirittura con meno: 7 mesi di squalifica.
Il patteggiamento di Fagioli è monco
Ma quel patteggiamento è monco e quindi non lo salva dal rischio di una nuova indagine sportiva: non aveva detto Fagioli di aver introdotto al gioco più di un compagno, guadagnando dal loro vizio. Né aveva ammesso di sapere che uno degli allibratori era un arbitro di serie D: Pietro Marinoni della sezione di Lodi, che a Fagioli chiedeva quando sarebbero uscite le quote di una partita di D – Aurora Pro Patria-Torres – che avrebbe dovuto arbitrare. E su cui voleva scommettere. “Arbitra bene”, gli diceva Fagioli, poi la gara non si è più giocata per il ripescaggio degli ospiti in C. Ma resta una condotta al limite dell’omessa denuncia.
Marinoni fermato quando stava per arbitrare
Domenica Marinoni, che stava regolarmente arbitrando, avrebbe dovuto dirigere Monza-Fiorentina Under 18. Ma quando venerdì il suo nome è comparso in questo mare di fango, i vertici arbitrali lo hanno sospeso.