Per conquistare un posto nella Champions che verrà basteranno quasi certamente 70 punti. Questo significa essenzialmente quattro cose: che all’Atalanta, dopo aver battuto il Bologna in una partita nodale di questo scorcio di campionato, basterà vincere tre delle sei partite che restano; che la Juventus potrebbe anche permettersi di perdere i due confronti diretti, se farà 12 punti nelle altre quattro sfide facili (Monza e Udinese in casa, Parma e Venezia fuori); che per la Fiorentina i discorsi sono ormai chiusi, visto che arriverebbe a quota 71 solamente vincendole tutte; che il pareggio nel derby serve solo a chi sta davanti e mette la Roma in una situazione difficilmente rimediabile. Restano cinque squadre per due posti e non è soltanto la banalità della classifica a dire che le favorite sono le due che attualmente occupano la terza e la quarta posizione. Incidentalmente, sono pure le due con l’organico migliore.
Atalanta-Bologna partita chiave anche per il futuro
Atalanta-Bologna ha dato un indirizzo preciso alla volata per il quarto posto: Gasp ha ritrovato la vittoria, Retegui il gol e la Dea il passo misteriosamente perduto dopo la scorribanda in casa della Juve che le aveva fatto carezzare l’idea dello scudetto. Domenica ha liquidato con l’autorevolezza di un mese fa la squadra più in forma del momento, mettendo un confortevole cuscinetto di quattro punti tra sé e il quinto posto degli emiliani. I bergamaschi chiuderanno un ciclo impegnativo a Pasqua in casa del Milan, poi il calendario si metterà in discesa: “Dovrebbero bastare 70 punti” conferma Gasperini, che però ha perso Kolasinac per il resto della stagione e un bel pezzo della prossima, visto che il bosniaco si è rotto crociato anteriore e menisco del ginocchio sinistro.
Juventus favorita anche per la cura Tudor
Dopo i due confronti diretti appena consumati, ne restano altrettanti e riguardano entrambi la Juve, che nelle prime due settimane di maggio sarà prima in casa del Bologna e poi in quella della Lazio: i bianconeri possono anche permettersi di gestirli senza prendersi rischi, Tudor ha già dimostrato (contro la Roma) di avere sufficiente senso pratico per volerlo e saperlo fare. Non sembra incidere, al momento, lo scarso contributo di chi è finito fuori del cerchio magico dei tredici titolari: Kolo Muani, Conceiçao e Cambiaso sono stati rampognati dall’allenatore (“Non mi è piaciuto come sono entrati, bisogna crescere in fretta e cambiare modo di pensare, perché con le cinque sostituzioni è un altro calcio”) e sembrano con la testa lontani dalla Juve, ma gli altri sono ben sintonizzati sull’obiettivo minimo preteso dal club.
Nessuna squadra si scansa più nei finali di stagione
Scandagliare in ogni sua minuzia il calendario da qui al 25 maggio, e soppesarlo in base al grado di motivazione degli avversari, non ha troppo senso, perché per fortuna è già da qualche anno che chi non ha più obiettivi per cui correre continua a darci dentro senza scansarsi, come invece capitava sovente in passato: vale, nella misurazione delle asperità, il valore del rivale di giornata e basta. Resta da ricordare che la Lazio può arrivare alla Champions anche attraverso un trionfo in Europa League e che resiste una tenue possibilità di qualificare di nuovo la quinta classificata: “basterebbe” che Inter, Lazio e Fiorentina facessero l’en plein nelle coppe, o che ci andassero molto vicine. Perché no?