Milano – Una formalità. Così Beppe Marotta ha definito il rinnovo di contratto di Simone Inzaghi, blindandolo in panchina e promettendogli un futuro in nerazzurro. Avanti insieme, quindi, indipendentemente dai risultati di questo finale di stagione in cui l’Inter può vincere tutto o niente. La firma sul prolungamento arriverà a fine stagione. Ma se poi nel frattempo i trofei non arrivano? È la domanda che ha posto Sandro Piccinini nella sua Sciabolata, il videocommento del lunedì sul sito di Repubblica.
Marotta: “Rinnoveremo al momento giusto”
La posizione del presidente interista, a cui la proprietà di Oaktree ha dato una delega totale sulla gestione del tecnico, è prudente. Per Marotta il rinnovo non va siglato ora perché parlare di soldi e bonus sarebbe una distrazione, in un periodo in cui si gioca ogni tre giorni. Però va fatto, e su questo non ci sono dubbi. “Inzaghi non è in scadenza, ma è giusto allungare il suo contratto. Lo faremo al momento giusto, a bocce ferme. Fra lui e la società si è creata una simbiosi, ed è il presupposto migliore per andare lontano insieme”, ha dichiarato quasi un mese fa, dopo la vittoria per 2-0 sull’Atalanta a Bergamo, nel momento in cui tutto poteva succedere, prima dei quarti di Champions.
Inzaghi prenderebbe più di 10 milioni a stagione
La discussione sui dettagli del rinnovo di Inzaghi entrerà nel vivo fra la fine della stagione regolare — Coppa Italia, campionato e Champions — e il Mondiale per club. Se ancora ci sarà qualcosa da limare, è possibile che le firme arriveranno fra luglio e agosto, prima dell’inizio del nuovo campionato. Almeno lo schema è definito. Inzaghi oggi ha un contratto fino al 30 giugno 2026, da 6,5 milioni netti a stagione. L’Inter gli propone un anno e un milione in più, che faranno di lui l’allenatore più pagato della Serie A — con i bonus, sfonderebbe i 10 milioni, Conte al Napoli con i premi può arrivare a 9 — e potenzialmente il tecnico più longevo nella storia dell’Inter dopo Helenio Herrera. Domani a San Siro contro il Bayern Monaco, per il ritorno dei quarti di Champions dopo la vittoria per 2-1 in Baviera, dirigerà la sua partita numero 207 in nerazzurro. La stessa soglia raggiunta da Bersellini. Di più ne hanno fatte solo Trapattoni, 233, Mancini, 303 e il Mago, lassù a 368.
Inzaghi stimola il senso di appartenenza dei giocatori
Era il 30 settembre 2022 quando Inzaghi disse: “Dove alleno io, aumentano i ricavi e si vincono i trofei”. Che non fosse una sparata, si capiva. I fatti gli hanno poi dato ragione. Ma oltre allo scudetto vinto, alle due edizioni della Coppa Italia e alle tre della Supercoppa, c’è di più. Ha saputo rafforzare il senso di appartenenza nei giocatori. Barella, Bastoni, Lautaro, Thuram, Dimarco e Çalhanoglu sanno che altrove potrebbero guadagnare tanto di più. Eppure, non si muovono. È la situazione che Gianluca Vialli descriveva per lo spogliatoio della Sampdoria con Boskov: “Il discorso dei soldi lo sapevamo tutti, ma semplicemente non ci interessava”. Un idillio che forse non può durare per sempre. Ma molto a lungo, sì.