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Kvaratskhelia, Luis Enrique e il Psg lo adorano. Numeri da campione, i rimpianti di Conte aumentano

Il fuoriclasse georgiano è diventato l’uomo chiave della squadra che questa sera, nel ritorno dei quarti contro l’Aston Villa, si giocherà l’accesso alla semifinale di Champions. Dopo il trasferimento in Francia migliorati anche i dati della sua fase di copertura: ora è un’ala totale

Se Conte avesse ancora Kvaratskhelia, sarebbe felice almeno quanto lo è Luis Enrique, che ha preso Kvicha a gennaio e completato il lavoro che Antonio aveva solamente potuto abbozzare nei mesi in cui lo ha avuto tra le sue grinfie: non ebbe il Kvara migliore perché dovette gestire anche le sue paturnie, le scorie di una stagione cominciata male e finita peggio, le fatiche georgiane di un Europeo storico e stancante e naturalmente la voglia, mai tenuta sotto controllo. di lasciare Napoli per cercare più soldi e più occasioni altrove.

Kvaratskhelia, l’ala totale

Adesso l’ala che fece impazzire la serie A è il giocatore più dirimente del Psg: segna (che meraviglia la rete in Champions all’Aston Villa, questa sera alle 21 si gioca il ritorno), fa segnare e soprattutto corre, rincorre, contrasta e mena pure. È un’ala d’intuito con il senso del collettivo di un mediano. È perfetta la definizione che ha dato di lui L’Équipe: Luis Enrique lo usa per disequilibrare l’avversario ed equilibrare la sua squadra al tempo stesso. È come se di Kvara ne avesse comprati due.

Kvaratskhelia ha convinto tutta Parigi

Kvaratskhelia a Napoli è un rimpianto, non c’è dubbio. Kvaratskhelia a Parigi è sulla via di diventare un simbolo, e i dubbi li sta spazzando. Quand’è arrivato molti avevano arricciato il naso: la maggior parte dei francesi aveva in mente l’immagine di un contropiedista dribblatore al di fuori (o al di sopra) dei meccanismi della squadra: è lo Kvara che avevano visto all’Europeo, dove aveva trascinato la Georgia – squadra nella quale lui era la stella e tutti gli altri gli erano gregari – fino agli ottavi di finale. Un buon giocatore, ma per molti sarebbe stato soltanto un’alternativa al ragazzo di casa, Barcola, o al talento emergente, Doué. Casomai avrebbe dovuto traslocare a destra per cercare spazio: su queste basi, in tanti s’erano chiesti se valesse la pena spendere 70 milioni a metà stagione per un ruolo già coperto.

Kvaratskhelia e l’esplosione in Champions

Le prime uscite, quando Kvara vagava su tutto il fronte d’attacco senza incidere davvero da nessuna parte, avevano dato ragione agli scettici. Ma da un certo momento in poi, grosso modo dal ritorno dei play-off di Champions contro il Brest (era il 19 febbraio), il georgiano ha prima cominciato a esibirsi ai livelli dello scudetto napoletano, poi è esploso in quel doppio ruolo di disequilibratore-equilibratore che ha rappresentato il vero cambio di marcia del Psg, che dopo aver eliminato il Liverpool ha battuto l’Aston Villa nei quarti e ha un piede in semifinale.

Psg-Aston Villa la partita perfetta

Quella è stata la partita perfetta di Kvicha: al di là dello strepitoso gol (dribbling, controdribbling e staffilata sotto la traversa), ha giocato una partita monumentale a tutto campo, da attaccante e da difensore. È stato il parigino che ha vinto più duelli (8) e ha recuperato tanti palloni (4) quanti sono stati i dribbling riusciti. E ha toccato la palla 104 volte, meno soltanto dei due centrocampisti centrali. “Conoscevo già le sue qualità tecniche”, ha detto di lui Luis Enrique, “ma quello che mi ha impressionato è stata la capacità di adattarsi al lavoro difensivo. È il primo a pressare”. In 10 partite di Ligue 1, infatti, ha già raggiunto lo stesso numero di contrasti vinti e di palloni recuperati nelle 17 giocate in serie A durante la sua mezza stagione napoletana: se Conte avesse avuto questo Kvaratskhelia anche soltanto in quei quattro mesi, probabilmente oggi la classifica del campionato italiano sarebbe diversa. E forse anche il tabellone della Champions.

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