Questo sito contribuisce alla audience di
 

Arbitra di 17 anni aggredita: quella ragazza ferita al cuore è nostra figlia

Il commento. Vicino a Terni, a una direttrice di gara minorenne, un genitore e accompagnatore di una squadra giovanile dello Sporting Terni ha augurato “di fare la fine di Ilaria Sula”

Un dirigente di una squadra giovanile grida a un’arbitra di 17 anni che deve fare la fine di Ilaria Sula, la povera ragazza uccisa a coltellate a Roma e chiusa in una valigia. Ilaria, che era di Terni come l’uomo capace di questa infamia e come la comunità appena sconvolta dallo spaventoso delitto. Un episodio che oltrepassa le frontiere dell’orrore. Perché questo tizio non è un ultrà di barriera, e neppure uno di quei trucidi criminali che si muovono per interesse sul crinale tra calcio e delinquenza. No, è un papà prestato al ruolo di accompagnatore, uno di quei volontari che fanno andare avanti la baracca del nostro sport quando si tratta di ragazzi. “Uno di noi”. Ma allora, noi chi siamo? Cosa siamo diventati? A chi affidiamo i nostri figli?

Neppure il dolore condiviso di una comunità intera è riuscito a impedire una vicenda del genere. E per un paio di calciatori espulsi, poi. In un campionato provinciale allievi, dove il contenuto agonistico vale nulla rispetto alla funzione educativa: a quell’età lo sport deve servire a crescere con gli altri, in salute fisica e psicologica, guidati se possibile da famiglie e dirigenti che sono, inevitabilmente, anche educatori. Ma come si diventa dirigenti sportivi? Quale percorso è necessario seguire? Forse è il caso di domandarselo, e piazzare qualche paletto: perché i bambini e i ragazzi sono materiale umano delicatissimo, e non possono essere accostati da chiunque.

Quale trauma psichico avrà prodotto, nella mente della giovane arbitra, quell’aggressione verbale? Quale tipo di abisso potrebbe spalancare? Le ultime statistiche riferiscono che quasi 600 direttori di gara da inizio stagione sono stati oggetto di minacce e aggressioni, maschi e femmine, spesso ragazzi anche loro, in campo soltanto per passione. Cosa dovranno ancora patire, ascoltare, sentirsi addosso, sulla pelle e nell’anima? Quali altre ferite? Nulla, com’è ovvio, potrà mai giustificare brutalità e ferocia, però qui siamo al famoso punto di non ritorno. E invece, proprio da questo baratro è indispensabile risalire, cancellando dallo sport certi orribili soggetti e vigilando a che nessuno come loro possa farne parte. Indignarsi non basta più. Qui si tratta dei nostri figli. Quell’arbitra è nostra figlia.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Las Palmas boss labels Simeone 'one of the great coaches in history'

Sab Apr 19 , 2025
Diego Martinez believes Diego Simeone's record at Atletico Madrid puts him amongst the likes of Pep Guardiola.

Da leggere

P