NAPOLI – Che cosa si nasconde dietro ai tormenti e soprattutto ai due clamorosi sfoghi in rapida successione di Antonio Conte? A Napoli se lo chiedono tutti e il rebus della panchina è un’ingombrante ombra sulla Pasqua dei tifosi azzurri, a dispetto della straordinaria posizione in classifica della squadra a 5 giornate dal termine del campionato.
Il contratto di Conte
Parole d’addio o dettate dall’adrenalina del momento? Per ora la risposta esatta è la seconda, ma con il pericolo concreto che tra un mese e mezzo prenda corpo anche l’ipotesi di un divorzio anticipato, al di là del contratto che lega il tecnico leccese ad Aurelio De Laurentiis fino al 2027. La luna di miele tra i due è infatti finita già da un po’ di tempo, nonostante la totale mancanza di screzi (pubblici e privati…) tra il presidente e l’ex ct.
Il progetto e la visione diversa
Nessuna crepa nel rapporto personale, che continua a essere comunque solido e di reciproca stima: col suggello del sereno scambio di auguri dopo la sofferta vittoria con il Monza. Ma qualche cosa si è rotta nel rapporto professionale e non sarà così facile trovare un punto d’intesa per dare continuità al progetto, che ha smesso di essere condiviso con la stessa visione.
La serenità di De Laurentiis
Non è un mistero che dall’inizio del mese di febbraio De Laurentiis e Conte stiano marciando su binari paralleli. Da una parte c’è la serenità del presidente per il rilancio in grande stile del Napoli, reduce dal decimo posto dello scorso campionato e in grado grazie all’ottimo impatto del nuovo corso di riportarsi in fretta nelle zone nobili della classifica: ipotecando l’esiziale ritorno nella zona Champions già al termine del girone di andata.
Il tormento di Conte
Dall’altra c’è invece il tormento paradossale dell’allenatore, che a furia di spingere sull’acceleratore si è trovato dolcemente impelagato nel duello per lo scudetto contro l’Inter: bene al di là dei programmi iniziali concordati a tavolino con la società, che infatti sul mercato di gennaio non si è fatta neppure sfiorare dalla folle idea di alzare la posta.
Kvara ceduto e non rimpiazzato
Forte e chiaro il segnale lanciato in tal senso con la cessione al Psg di Kvaratskhelia per 75 milioni di euro e soprattutto con la sua mancata sostituzione. Nei piani c’erano il ritorno nella ricca Europa che conta e il risanamento societario, non la lotta per il titolo. Una visione condivisa da tutti dall’interno: tant’è che anche il secondo posto sarebbe accolto come un risultato eccezionale. Ma all’esterno non c’è stata la stessa percezione e la resilienza della squadra alle crescenti difficoltà – rinuncia ai rinforzi e infortuni – ha fatto aumentare lo stesso l’appetito dei tifosi a dismisura, che si sono messi legittimamente a sognare il gran colpo.
Il rischio che non vuole correre Conte
Della cessione di Kvaratskhelia (come se l’Inter si fosse privata nel bel mezzo della stagione di Lautaro Martinez o di Thuram…) quasi nessuno si ricorda più e Conte ha avuto dunque la percezione sgradevole di trovarsi da solo col cerino in mano, nonostante l’apprezzamento di De Laurentiis. Il secondo posto rischia infatti di diventare agli occhi dei tifosi uno scudetto perduto e non una grande impresa, nonostante il buco nero da cui il Napoli si è tirato fuori dopo il disastro della scorsa stagione.
Tocca a De Laurentiis fare chiarezza
Ma vincere allo sprint non sarà affatto semplice ed è questo clima agrodolce che non va giù all’allenatore leccese, consapevole di aver fatto viceversa con i suoi giocatori un lavoro straordinario negli ultimi otto mesi e di avere solo una “colpa”: essersi adoperato h24 per bruciare le tappe. Ecco perché con questi presupposti gli riesce difficile guardare al futuro, con la asticella delle aspettative destinata ad alzarsi ancora di più. “La gente da me si aspetta le vittorie e ho bisogno di mezzi per garantirle…”, ha detto infatti l’ex ct, mettendo definitivamente le carte in tavola. Il pallino passa dunque nelle mani del presidente, chiamato a fare chiarezza sulle sue ambizioni per il futuro. Tocca solo a lui risolvere il rebus della panchina.