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Milan-Atalanta 0-1: Ederson segna un gol da Champions, i rossoneri ancora contestati

I bergamaschi colgono tre punti fondamentali per conquistare uno dei primi 4 posti. La squadra di Conceiçao gioca una gara confusa e piena di errori

Milano – La Champions adesso è proprio una chimera. Le cinque giornate del Milan, quelle che in teoria gli restano per raddrizzare il campionato, non gli basterebbero nemmeno se fossero eroiche. La sestultima, infatti, ha accentuato con la sconfitta in casa contro l’Atalanta la distanza dalla zona fatidica, che a questo punto è troppo lontana per potere essere agganciata in extremis, mentre rimane un obiettivo della squadra di Gasperini, la cui dimensione internazionale è riemersa sul palcoscenico di San Siro: qui costruì ai tempi dell’esilio milanese la sua prima grande stagione nell’élite europea e qui ha ribadito di essere all’altezza della nobiltà. Il Milan può solo cercare un posto ai margini dell’olimpo, con l’Europa League o addirittura la Conference come unici traguardi plausibili. Il derby di ritorno della semifinale di Coppa Italia, mercoledì prossimo, diventa spartiacque per evitare che la stagione venga archiviata in anticipo come deludentissima.

«La cronaca della gara»

I fischi del Meazza e il solito coro che invita l’azionista di controllo Gerry Cardinale ad andarsene sono il preludio alle tensioni sottese al duello con l’Inter e alla complicata preparazione del derby per il criticatissimo Conceiçao.

Conceiçao surclassato da Gasperini

La conversione tattica dell’allenatore portoghese verso la difesa a tre, forse tardiva, ha confermato che le caratteristiche della rosa del Milan si adattano meglio a questa formula, utile a una migliore copertura del campo e ad attenuare lo squilibrio che ha fatto la felicità di tanti avversari. Schierarsi a specchio dell’Atalanta, però, non è servito. Maestro com’è del sistema in questione e dei duelli uno contro uno, Gasperini ne ha fornito un efficace compendio grazie a una squadra da tempo assuefatta a interpretarlo. Dopo un primo tempo in cui la prevalente attenzione difensiva ha rappresentato il marchio della partita e nessuno ha concretamente sfiorato il vantaggio, al di là di un paio di girate a lato del capocannoniere Retegui (di destro e di testa) e di quella altrettanto scentrata di Jovic che si era smarcato con una veronica in area, sono emerse le differenze di approccio al tema tattico, a vantaggio appunto di chi lo padroneggia.

Il mercato di gennaio rinnegato

Gasperini lo ha insegnato ormai così bene ai suoi discepoli che all’approssimarsi dell’ora di gioco ha potuto provvedere con successo all’applicazione di un altro tra i suoi canoni scolastici: il massiccio cambio di una linea, stavolta quella difensiva, senza che l’assetto ne venga stravolto, anzi ottenendo la freschezza decisiva. L’innesto in contemporanea di Kossounou, Toloi e Ruggeri per Djimsiti, Zappacosta e Cuadrado ha dunque prodotto lo scarto vincente, con l’avanzamento a esterno destro di Bellanova, che era stato schierato in partenza da difensore centrale di destra, sulle orme di Leao. La prima vera digressione di Lookman è bastata. Sulla sua sventagliata da sinistra Bellanova ha fatto sponda di testa per il colpo di testa in tuffo di Ederson. L’approdo all’1-0 ha messo in evidenza anche la diversa efficacia delle due panchine. Su quella del Milan, al netto dell’assenza dell’infortunato Walker, sedeva l’intero mercato di gennaio, celebratissimo all’epoca e oggi rinnegato: Gimenez, Joao Felix, Bondo e Sottil.

Il turismo da stadio

Da quel punto in poi Conceiçao ha cercato invano di rimediare, con l’ingresso del maggior numero possibile di attaccanti. Ma è stata in realtà l’Atalanta a sfiorare il secondo gol, con gli spunti di Lookman in progressivo crescendo. Affastellare uno dopo l’altro Joao Felix, Abraham. Sottil, Chukwueze e Gimenez è stato inutile: è uscito tra gli altri l’inoffensivo Leao, immalinconito assai. La Curva sud ha aggiunto il presidente Scaroni alla lista dei suoi bersagli vocali. Si è potuta anche notare una certa indifferenza di parte dei 72845 spettatori dichiarati, in realtà meno al colpo d’occhio più attento: fenomeno ascrivibile anche al turismo da stadio, che nel giorno di Pasqua, con una percentuale di pubblico straniero ufficiosamente stimata nel 10%, ha aggiunto cosmopolitismo a un pubblico meno incline alla passionalità.

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