Zero minuti a pari punti in classifica, fino al gol spartiacque di Orsolini, che nel giorno di Pasqua ha di fatto dato inizio a un altro campionato. Inter e Napoli non erano scattate insieme nemmeno dai blocchi di partenza, per l’anticipo dei campioni d’Italia al 17 agosto. Poi hanno trascorso le prime 32 giornate a rincorrersi e superarsi a vicenda (strano ma vero, mai affiancate a parità di partite giocate): massimo vantaggio per Conte +4, per Inzaghi +3. Otto mesi esatti e 33 giornate dopo sono tornate alla casella di partenza, come in un insolito Gioco dell’oca. In palio, uno degli scudetti più contesi nella storia del campionato italiano, tant’è che per assegnarlo potrebbero non essere sufficienti gli ultimi 450 minuti. Con l’equilibrio appena ristabilito diventa un’ipotesi molto concreta pure lo spareggio, da giocare a Milano, sul campo della squadra in vantaggio per differenza reti generale a parità di confronti diretti, o a Roma, per motivi di ordine pubblico. La data è da ricavare nell’ultima settimana di maggio in un calendario molto fitto: il 25 maggio termina il campionato, il 31 c’è la finale di Champions a cui l’Inter non vuole mancare, poi si apre la finestra per le nazionali fino al 10 giugno e quindi c’è il Mondiale per club dal 14. L’unico precedente di spareggio per il titolo è Bologna-Inter, 2-0 nel 1964 a Roma. Adesso le due battistrada hanno 5 partite per spezzare la coppia che si è appena composta.
Il calendario
Partiamo dal calendario, la prima variabile. Entrambe giocheranno tre partite in casa e due in trasferta, ma cambia il livello degli avversari. Il Napoli sembra essere avvantaggiato perché al Maradona sfiderà Torino, Genoa e Cagliari, tutte già sazie. Più complicate le trasferte con Lecce e Parma, assetate di punti. L’Inter, invece, ha rivali più toste e un elenco di partite lunghissimo. Già sabato prossimo Inzaghi avrà un ostacolo duro nella Roma, in piena lotta Champions. Poi le sfide a San Siro con Verona e Lazio e le trasferte contro Torino e Como, il tutto con in mezzo la semifinale di Champions con il Barcellona. L’eventuale finale di Coppa Italia è il 14 maggio. E la Champions resta un pensiero costante.
La forma fisica
La sensazione è che i nerazzurri stiano annaspando per restare aggrappati a tutte le competizioni, mentre il Napoli ha rinunciato alla Coppa Italia. Qui arriviamo al secondo tema, la condizione fisica delle duellanti. L’Inter è al limite. Inzaghi sta tirando il motore al massimo, provando con rotazioni scientifiche a gestire le forze. Ma nella sconfitta con il Bologna tanto ha pesato la stanchezza accumulata tre giorni prima contro il Bayern. La partita del Dall’Ara è stata la numero 50 in stagione, il Napoli ne ha giocate 36. Conte è più preoccupato per gli infortuni, per i quali ha dato la colpa ai campi di allenamento di Castel Volturno: «Andrebbero rifatti», ha tuonato dopo aver perso di nuovo Neres (oggi farà gli esami per capire l’entità del problema al soleo). Buongiorno, questa è la buona notizia, è prossimo al rientro. Servirà anche la sua personalità in un duello soprattutto mentale.
La pressione
Contro il Monza sabato scorso i giocatori del Napoli sembravano avere le gambe bloccate dalla tensione. Non hanno mai vissuto un testa a testa così, chi c’era due anni fa ha vinto lo scudetto con mesi di anticipo. Non sta aiutando avere lunghe settimane vuote, con le aspettative che salgono e caricano il weekend. Dal mondo Inter sotto questo aspetto arriva la fotografia di un gruppo più abituato a sostenere le pressioni che il ruolo da favorita impone e l’abitudine a sostenere un esame dopo l’altro. La squadra di Inzaghi dà la sensazione di padroneggiare i momenti all’interno delle gare, grazie a giocatori più esperti.
Gli uomini scudetto
Un esempio su tutti è Lautaro, la candidatura più forte a uomo-scudetto. L’argentino è nel miglior momento in carriera, e non solo per i gol. È il leader assoluto dell’Inter, è sia finalizzatore spietato sia rifinitore per i compagni, ha raggiunto la maturazione completa. Per gli azzurri McTominay si sta dimostrando insostituibile. I tifosi lo paragonano a un totem come Hamsik e lui sembra perfettamente a suo agio nella guerra di nervi con l’Inter.
Gli allenatori
Beppe Marotta si coccola Inzaghi e sul rinnovo non sembrano esserci dubbi, andrà formalizzato a fine stagione: l’attuale scadenza è 2026. Il tecnico ha creato un ottimo rapporto anche col gruppo, che lo segue passo dopo passo. Conte invece ha già un contratto fino al 2027 ma non è certo di restare. I recenti sfoghi hanno gettato ombre sul suo futuro al Napoli. La luna di miele tra Antonio e il presidente Aurelio De Laurentiis è finita già da un po’: qualcosa si è rotto e non sarà così facile trovare un punto d’intesa per dare continuità al progetto, che da gennaio (con la cessione di Kvara) ha smesso di essere condiviso con la stessa visione.
I punti deboli
Far gol è di sicuro il punto debole del Napoli: ne ha segnati finora 52, contro i 72 dell’Inter. Un limite, sia nel creare occasione sia nel concretizzarle, che si è palesato più volte e che ha compromesso alcune partite. Sull’altra sponda, dovendo trovare un difetto di una squadra in corsa per il Triplete, scegliamo la differenza di rendimento tra titolari e riserve nel reparto offensivo: solo Arnautovic sta dando qualcosa, Correa e Taremi assomigliano più a zavorre piuttosto che salvagenti. Nelle ultime cinque giornate servirà anche il loro contributo. Si riparte a pari punti in classifica, una sprint race che mette in palio lo scudetto.