Dodici metri sotto al cielo, lungo la linea del fallo laterale. È lo spazio rosicchiato dal Bologna sulla penultima rimessa contro l’Inter prima del gol. L’ultima l’ha effettuata Miranda, perfettamente a norma: la maldestra complicità di Bisseck ha agevolato l’acrobazia vincente di Orsolini. Sulla precedente, fate un bel respiro, Pavard aveva messo fuori sul rilancio di Miranda che ha guadagnato quella sporca dozzina raccogliendo la palla dalle mani di Lucumí a cui l’aveva lasciata Freuler che l’aveva presa dalla panchina interista, o forse era la Fiera dell’Est.
Sul giallo c’è un super testimone, Simone Inzaghi. Il primo fallo laterale, ha ragione, andava punito: arbitro e assistente sono stati tolleranti. Ma di qui a definire irregolare il gol, come ha fatto Inzaghi, serve un enorme sforzo di fantasia. La cosa più curiosa è che in campo avviene tutto sotto gli occhi del tecnico nerazzurro, che sul momento non protesta ma poi in tv ricorda: «La palla è uscita all’altezza della mia area tecnica». E proprio questo probabilmente ha tratto in inganno il direttore di gara Colombo: da tempo l’area tecnica di Inzaghi è un concetto che il pensiero non considera, uno spazio aperto senza barriere né confini, una portineria vuota con il cartello “torno subito”, mentre Simone è generosamente ovunque, a sbracciarsi, assai più in là del quarto uomo, a ridosso del guardalinee, spesso pure in campo: nel derby, Theo Hernandez ha dovuto dribblare anche lui, passando dal retro. Ecco che succede, a essere tolleranti.