Suo padre è stato un’icona dell’Inter e della Nazionale. Dici Giacinto Facchetti e basta quello per qualsiasi appassionato. Gianfelice, suo figlio, attore, regista teatrale e profondo conoscitore del calcio, da quando il terzino che faceva gol come un attaccante è scomparso, ne coltiva il ricordo e ne rilancia il grande spirito sportivo. «Ho il cuore interista naturalmente, ma non dimentico che papà amava Napoli e il Napoli e mi confidò che, se mai avesse lasciato Milano per qualche ragione, avrebbe voluto vestire soltanto un’altra maglia: quella azzurra all’ombra del Vesuvio». Con lui parliamo di questa volata appassionante e incerta tra le due squadre.
Gianfelice Facchetti chi è favorito per lo scudetto: l’Inter o il Napoli?
«Ho una opinione diversa da quella comune. Non c’è un favorito. A questo punto salta ogni calcolo o previsione ed entrano in ballo altri fattori. La testa, prima di tutto. La voglia di non cedere sino all’ultimo. La convinzione di potercela fare. Sono due squadre toste l’Inter e il Napoli…».
Non crede che gli azzurri abbiano un calendario più semplice?
«No. A parte il fatto che in Italia ogni gara nasconde insidie, non penso che le trasferte contro il Lecce e il Parma possano considerarsi partite semplici o già vinte. Saranno cinque battaglie, credetemi, per il Napoli e per l’Inter».
E non è detto che dopo cinque partite ci sia già un vincitore, no?
«Appunto. Lo spareggio non è una eventualità remota, tutt’altro, è possibile che finisca proprio così».
Suo padre Giacinto disputò proprio lo spareggio scudetto del 1964 a Roma con il Bologna, gliene avrà parlato…
«Con amarezza, anche se attenuata da un precedente clamoroso successo di qualche giorno prima. Papà e i suoi compagni, Burgnich, Picchi, Mazzola e gli altri avevano disputato quello spareggio soltanto pochi giorni dopo il trionfo in Coppa dei campioni con il leggendario Real Madrid di Puskas, Di Stefano e Gento. Felici ma mentalmente e fisicamente provati, cedettero per 2-0 al Bologna. Altri tempi, un’altra storia».
Non crede che la stanchezza per i troppi impegni possa essere un fattore negativo per l’Inter e un vantaggio per il Napoli?
«Non ne sono convinto perché quando si arriva a questo punto la stanchezza si supera con l’adrenalina e la voglia di vincere. E poi a Monza ho visto che anche gli azzurri fanno fatica».
Lautaro e Lukaku, saranno decisivi?
«Assolutamente sì. Fare gol in questo finale sarà ancora più complicato e i due attaccanti diventano ancor più fondamentali».
Chi preferisce?
“Lautaro, autore di una splendida stagione. Anche se Lukaku il suo lo ha fatto”.
E tra Inzaghi e Conte?
«Non ho dubbi: prendo Inzaghi. All’Inter ha fatto e sta facendo benissimo, trovo ingiuste le critiche nei suoi confronti. Mi piace come si comporta e come fa giocare la squadra. Conte ha sicuramente ridato competitività al Napoli ma non mi piace come si sta comportando, che poi è come si è già comportato anche quando era all’Inter. Quel lamentarsi con il club e la presidenza per qualcosa che voleva e non è stato possibile avere in termini di giocatori, quello scaricare su altri un possibile insuccesso, no: non mi è mai piaciuto questo lato di Antonio Conte che resta, ovviamente, un top allenatore».
L’unica maglia conservata da suo padre è quella del Napoli che gli diede Burgnich, chissà come vivrebbe questo testa a testa…
«Facile: con cuore nerazzurro e spirito sportivo. Vinca il migliore, direbbe. E lo dico anche io».