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La maledizione del 27 aprile colpisce ancora l’Inter e l’allontana dallo scudetto

I nerazzurri hanno perso con la Roma e lasciato fuggire il Napoli a +3 nello stesso giorno in cui nel 2022 uscirono sconfitti dal recupero di Bologna, consegnando di fatto il titolo al Milan

Milano – L’ultima volta in cui l’Inter ha perso due partite di fila in campionato risale all’inizio di ottobre 2022, la seconda in casa contro la Roma. Per superare il trauma, i ragazzi di Simone Inzaghi dovettero vincere al Camp Nou, nel girone di Champions League, passo importante sulla strada che li avrebbe portati fino alla finale di Istanbul. Lo scudetto lo vinse il Napoli. La storia non si ripete, ma a volte le storie si somigliano. Dopo avere perso in casa con la Roma, i nerazzurri mercoledì voleranno di nuovo in Catalogna, dove incontreranno ancora una volta i blaugrana, stavolta in semifinale a Montjuïc, cuore magico di Barcellona, dove dal 1883, anno di costruzione del cimitero più grande della città, si dice che spiriti dispettosi facciano succedere cose impossibili. Come battere lo squadrone di Hansi Flick, che dopo avere sollevato Supercoppa di Spagna e Copa del Rey è solo in testa alla Liga e punta alla coppa più bella del mondo.

Tre sconfitte di fila come con Ranieri in panchina

Nel gioco dei rimandi apparecchiato dalla sconfitta contro la Roma per 1-0, con l’unica rete segnata dall’argentino Soulé nel giorno del ricordo sui campi dell’argentino Bergoglio, un’altra coincidenza salta agli occhi. L’Inter non perdeva tre partite di fila senza segnare nemmeno una rete, considerando tutte le competizioni, dal febbraio 2012. All’epoca l’allenatore dei nerazzurri era il già quasi 61enne Claudio Ranieri, che all’ultima stagione da allenatore (sempre che non cambi idea), ha vinto la sua prima partita da avversario a San Siro con i giallorossi. E lo ha fatto il 27 aprile, data fatale per i nerazzurri quasi quanto il 5 maggio: è il giorno in cui, nel 2022, la papera di Radu al Dall’Ara regalò la partita al Bologna e di fatto lo scudetto al Milan.

La stanchezza degli uomini chiave

Per spiegare il momento dell’Inter, che in sette giorni è stata eliminata dai rossoneri in Coppa Italia e sorpassata dal Napoli in campionato, più delle scaramanzie e delle superstizioni contano dati solidi. La stanchezza di Dimarco, evidente, e quella di Darmian, evidentissima. Il momento-no di Bisseck — la trattenuta di Ndicka su di lui era da rigore — di nuovo protagonista in negativo, a cui si è aggiunto un nuovo guaio fisico per Pavard, uscito dolorante alla caviglia sinistra. Poi l’infortunio di Dumfries, rientrato solo nel finale, e quello di Thuram, che alla Pinetina si prova a recuperare già per mercoledì, ma è dura. Al suo posto, in terra catalana, potrebbe addirittura giocare Frattesi, un passo indietro rispetto a Lautaro, unica vera punta. Al momento è solo una delle ipotesi sul tavolo. Di certo, Inzaghi qualcosa dovrà inventarsi, visto che la sua squadra ha sempre subito almeno un gol in ciascuna delle ultime nove partite. E non ne segna uno su azione dal 12 aprile, giorno della vittoria in casa col Cagliari. Le due reti al Bayern Monaco a San Siro sono arrivate da calci d’angolo.

Inzaghi: “La gente ha visto il nostro grande cuore”

Della partita con la Roma, finita con lo stadio che applaudiva i nerazzurri sconfitti, Inzaghi non butta via tutto, nonostante gli sia costata la leadership: “La gente ha visto il cuore che ci abbiamo messo. Il loro abbraccio è stato importantissimo, dopo una brutta sconfitta. Meritavamo di più. Abbiamo creato, ma ci è mancata la lucidità. Dobbiamo reagire. Prima di mercoledì dovrò ricaricare le energie fisiche e mentali dei giocatori. Il secondo tempo mi lascia fiducioso”.

E ora la semifinale di Champions col Barcellona

Che l’Inter nel secondo tempo abbia combinato qualcosa in più che nel primo è vero. Ma è impensabile che possa bastare per battere una squadra che segna in media tre reti a partita. Dopo 53 gare ufficiali, il Barcellona è a quota 155 e rincorre i record di Guardiola del 2010/2011. Una stagione che seguì quella del triplete nerazzurro, costruito in gran parte nella semifinale contro i blaugrana. Allora, a dare una mano all’Inter fu l’eruzione di un impronunciabile vulcano islandese, i cui fumi costrinsero i catalani a una trasferta in pullman. Quest’anno i sogni di treble ormai sono svaniti. Ma almeno per la Champions, che già da sola non è un obiettivo da poco, potrebbe servire l’aiuto degli spiriti di Montjuïc.

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