MILANO – Dopo 15 anni le polemiche non si placano. A rinfocolare un incendio mai spento è stato José Mourinho: intervistato in Spagna alla vigilia del ritorno della semifinale di Champions a San Siro fra Inter e Barcellona, ha ricordato la doppia sfida fra nerazzurri e blaugrana del 2010 come “un’emozione unica, che solo chi l’ha vissuta può capire”, glissando sugli aspetti arbitrali. Puntuali le proteste dei tifosi catalani, ancora convinti che quelle due partite – il 3-1 nerazzurro dell’andata a San Siro e l’1-0 per il Barça al ritorno – furono viziate da errori del direttore di gara.
I blaugrana e gli arbitri
A denunciare presunti torti arbitrali, a caldo, fu lo stesso Guardiola, all’epoca allenatore del Barcellona: “C’erano due espulsioni mancate all’andata”. Gli interisti, che al Camp Nou finirono in dieci, protestarono invece per l’espulsione di Thiago Motta al ritorno, per una manata a Busquets, che portò le mani al volto e sbirciò furtivamente da terra, nella speranza che l’arbitro punisse l’interista. Ruggini che hanno resistito nel tempo. Mercoledì scorso l’Inter ha protestato per un fallo non fischiato su Dumfries, nell’azione che porta al gol del 3-3 dei catalani. E in vista della gara di questa sera, il tifo del Barcellona contesta la designazione dell’arbitro polacco Marciniak, accusato di essere “madridista”.
Il veleno nasce nel 2010
I dissapori fra Barcellona e Inter nascono proprio il 28 aprile 2010. La corsa di Mourinho sotto la pioggia e il tentativo di Valdés di fermarlo diventano l’immagine simbolo di una rivalità velenosa. Piqué liquida l’Inter: “Hanno festeggiato una sconfitta”, Xavi rincara: “Questo non è calcio”. Negli anni successivi, con Mou al Real Madrid, il rancore resta vivo. Dani Alves, nel 2011, attacca: “Quell’Inter non meritava la Champions”. Guardiola evita di nominare lo Special One quando gli si chiede di parlarne. Nel 2018 è la volta del caso Rafinha: l’Inter lo prende in prestito ma non lo riscatta, e il padre Mazinho sbotta: “Dall’Inter promesse non mantenute”. Nell’estate del 2020 è il Barça a provare a portare via Lautaro Martínez: pressioni pubbliche, ma nessuna offerta concreta. E Beppe Marotta, all’epoca amministratore delegato del club, taglia corto: “L’Inter non è un supermercato”.
Le parole che pesano
A distanza di anni, i protagonisti non smorzano i toni. I documentari sul Barcellona di quegli anni – Take the Ball, Pass the Ball, su tutti – tengono vivo il dibattito. Nel 2022 i sorteggi rimettono faccia a faccia i due club, questa volta nel girone: 1-0 per l’Inter a San Siro, 3-3 al Camp Nou. Con il consueto codazzo di polemiche. L’ex centrocampista Xavi, nel frattempo diventato allenatore, sbotta per un presunto fallo di mano non fischiato a Dumfries: “Avete pagato l’arbitro. È una rapina a mano armata”.
Barcellona contro il Palazzo
Alla vigilia della sfida di San Siro, dopo il 3-3 dello stadio Olimpico di Montjuïc, la stampa catalana e i tifosi del Barcellona se la prendono con le istituzioni del calcio. Anzitutto con il presidente della FIFA, Gianni Infantino, che domenica 4 maggio a Miami, a margine del Gran Premio di Formula 1, ha dichiarato: “Lo sanno tutti che tifo Inter”. Parole che toccano un nervo scoperto: il Barcellona è stato escluso dalla prima edizione del Mondiale per Club FIFA, a cui per la Spagna parteciperanno Atlético Madrid e Real Madrid – il primo per il ranking, il secondo per aver vinto la Champions nel 2024. E in vista della sfida di San Siro, la stampa catalana fa notare che, nel caso in cui ad andare in finale fossero Barcellona e Arsenal, il nuovo Mondiale americano si giocherebbe senza le due finaliste del torneo per club più importante d’Europa.