Torino – Tudor alla Lazio durò 79 giorni, poi tolse il disturbo perché quello, a un certo punto, aveva cominciato a sentirsi: un disturbo. In campo fece ampiamente il suo dovere, vale a dire 18 punti in 9 partite: “Non ne ho mai parlato, dico solo due cose. Abbiamo fatto un gran lavoro, portando in Europa League una squadra in difficoltà e arrivando secondi dietro l’Atalanta nelle ultime dieci giornate. Poi ho preso la decisione di andare via con serenità. Voglio bene a tutti”. Alla Juventus durerà senz’altro di più perché, comunque vada il campionato, toccherà a lui guidare la squadra al Mondiale per Club. Ma se anche alla fine i giorni saranno più di cento, il futuro è nebuloso assai.
Tudor ha perso gli slanci delle prime settimane
Da un paio di settimane il croato ha perso gli slanci delle prime: è capitato quando ha cominciato a distinguere con spietata precisione i contorni di una squadra fragile, imperfetta e assai problematica. Gli infortuni non l’hanno aiutato (all’Olimpico recupera Vlahovic e Gatti per la panchina, ma gli assenti restano otto) e l’effetto-scossa si è via via diluito. Perciò, della sua vigilia, sono state più significative le cose che non ha voluto dire di quelle che ha detto: ha lasciato cadere ogni discorso sulle necessità future (la domanda poteva essere imbarazzante e riguardava quanto mancasse alla Juve per tornare vincente) ma anche sui problemi su cui si sta scornando quotidianamente: “Ci sono tanti argomenti che potrei tirare fuori, ma non è il momento e non porta a niente”. In questo caso, gli era stato chiesto come mai non sia ancora riuscito a vincere in trasferta né a segnare un solo gol nei secondi tempi. Si potrebbe allargare il discorso annotando come la Juve sembri strutturalmente incapace di gestire con continuità una partita intera e dunque bisognerebbe disquisire di debolezze sia fisiche sia psicologiche. Ma è un po’ tardi, ormai, per aprire un dibattito. Che, come dice Tudor, non porterebbe a niente, come non l’ha portato con Thiago Motta.
Chi perde è quasi fuori dalla lotta per il quarto posto
Con il nuovo allenatore la media punti è rimasta sostanzialmente la stessa (1,79 prima, 1,83 adesso), entrambi nel loro segmento di campionato sono quinti, ma Tudor ha l’occasione di sparigliare, perché vincere in casa della Lazio significherebbe “eliminarla” e spianarsi la strada in vista delle ultime due partite, decisamente meno complicate (Udinese e Venezia). Però i laziali – che certo ad agosto non immaginavano di poter contendere alla Juve il quarto posto – sanno di avere per le mani un’opportunità enorme, che per qualche giocatore significa anche prendersi una rivincita con un allenatore che ha permesso loro di ottenere risultati ma che con molti non ha legato. Mini sondaggio: in settimana Pedro di Tudor ha parlato bene, Zaccagni e Isaksen invece no.