Da storia a scoria è questione di un attimo e se porgete l’orecchio fragoroso è il tonfo. La nobile decaduta porta con sé l’onta di una colpa che verrà ricordata nel tempo. La retrocessione in Serie C – per la Sampdoria oggi come per molte altre società ieri – verrà prima ritenuta un insulto, poi prenderà la forma della dannazione e infine, a fiamme dell’inferno alle spalle, verrà riconsiderata come la giusta punizione per la mediocrità manifestata nell’anno funesto del psicodramma.
Il Genoa retrocesso per illecito
La prima volta non si scorda mai. Rimanendo a Genova, sponda Grifone. E’ il 1970 quando la squadra precipita nell’abisso della C. Accade nel neutro di Firenze, contro il Mantova. La società da mesi non pagava lo stipendio. Così l’ultimo dei tre allenatori che si avvicendarono, Gimona, ad un certo punto minacciò di far sequestrare gli incassi delle partite per trattenere le spettanze. Poi il Genoa in C ci è tornato nel 2005, declassato dalla promozione, ottenuta sul campo, alla retrocessione, causa un illecito sportivo, una valigetta misteriosa e uno scambio di soldi a Cogliate milanese, nel parcheggio della “Giochi Preziosi”, dove il nome rimanda al presidente dell’epoca. Dentro la valigetta ci sono 250.000 euro in contanti, infilati in una busta gialla che sta dentro un sacchetto di plastica, di quelli che danno al supermercato. Combine appurata, miseria e nobiltà, retrocessioni in saldo.
Il Bologna all’asta
Si va giù portando con sé una bacheca di scudetti: nove il Genoa, sette il Bologna, che tra il 1981 e il 1983 svilisce la propria gloriosa storia con due retrocessioni consecutive. Straziante la lettera aperta alla città con cui il campione degli anni 30, Angelo Schiavio, che giocava per diletto senza percepire alcun stipendio – diceva: “Sono ricco di famiglia” – manifesta il proprio disagio: “Nel ricordo del mio Bologna…non posso trattenere il mio sdegno e la mia protesta più vibrata verso tutti coloro che hanno la responsabilità dell’attuale drammatica situazione”. Dieci anni dopo il pulsante dell’ascensore spinge di nuovo il Bologna al livello più basso del calcio professionistico: siamo nel 1993 e quell’estate, a seguito del fallimento, va all’asta la vita stessa del club.
Dallo scudetto alla serie C
In Serie C sono finite anche squadre che un giorno hanno raggiunto lo zenit. Il Cagliari nel 1970 vince lo storico scudetto di Gigi Riva – ma solo nel 1962 era ancora in terza serie – nel 1987 si inabissa; così come il Verona: scudetto nel 1985 e – poco più di vent’anni dopo, nel 2007 – il passo indietro e la ripartenza dalla C.
Il Foggia del sogno Zemanlandia
Club schiaffeggiati da un destino cattivo, spinti lontano da tutti. La categoria è per sua natura paludosa: il Foggia che custodì il sogno di Zemanlandia, dopo i recenti fallimenti, successivi scioglimenti della società e nuove denominazioni, da cinque anni non si schioda dalla C. Il tempo non perdona, la condanna è una riga sull’almanacco. Il passato, va da sé, sempre una terra straniera. La Pro Vercelli e la Pro Patria, loro che nel calcio dei pionieri dettavano legge, non sono più riuscite a ricucire la nobiltà perduta e chissà mai se.
l Perugia dei miracoli
Ingiallito è il poster del Perugia dei miracoli che alla fine degli anni 70 chiuse il campionato da imbattuto alle spalle del Milan della Stella; dimenticati gli anni d’oro del Catania che – nel suo periodo migliore – sembrava persino aver guadagnato un posto nella media borghesia del nostro calcio. La C è un castigo, nell’attesa di un premio che prima o poi arriverà: per informazioni chiedere al Lanerossi Vicenza, che nel nome porta il segno della propria identità. La C non è ancora periferia da dilettanti, ma non è più calcio che conta.