Più che una conferenza, è stato l’inizio di due viaggi nel futuro. Il suo. Che vinca il quinto scudetto in Italia, Antonio Conte è pronto. Sa già di averlo meritato, perché lo descrive solo come «la ciliegina che manca sulla grande torta che abbiamo preparato». Che possa lasciare Napoli e il Napoli non lo esclude, magari lo pensa, ma non dice nulla per non tradire se stesso, il personaggio che si è dato tanto tempo fa, l’infaticabile mediano del profondo Sud che sapeva vincere e convivere nella Juve dei trionfi. È diffusa la voce che possa davvero tornare alla Juve, ma nessun cronista gli ha chiesto conferma, smentita o spiegazioni su come possa evadere da un contratto triennale con il Napoli. Un tacito patto in quel silenzio: si conoscono ormai bene, la domanda sarebbe stata respinta con quel suo tono irridente, mai chiedere quello che Conte non vuol dire. Ci pensa lui, è indecifrabile, ma sa parlare anche quando sta zitto. Il 18 aprile gli bastò dire che «ho capito che non si possono realizzare grandi cose» per dare l’allarme. Vuol decidere per sé e gli altri. Che carattere. Giocando e vincendo nella Juve prese anche una laurea in scienze motorie a Foggia. A Km 1007 a Sud di Torino e 275 a Nord di Lecce. Un uomo e una volontà di ferro.
Il primo viaggio nel futuro è davvero breve. Un giorno o una settimana, domani a Parma o domenica 25 a Fuorigrotta con il Cagliari. In parallelo ma con un punto in più sull’Inter che domani riceve la Lazio a Milano per chiudere poi a Como. Un ultimo scatto in un campionato desertificato: Juve, Milan e Roma hanno rotto come cavalli sulla retta, costretti anche a cambi di panchina, balzana pure l’altra favorita Atalanta che ha dovuto smaltire la febbre della Europa League vinta nella finale con il Bayer Leverkusen. Se l’Inter è ancora in corsa ma con grande affanno, 77 punti oggi contro 94 del titolo 2024, è il Napoli e solo il Napoli la grande novità dell’anno. Solo Conte poteva così in fretta ricomporre un Napoli finito in pezzi dopo lo scudetto e solo questa squadra seguirlo con monastica obbedienza. Napoli che si farà ricordare per il suo adorabile grigiore: miglior cannoniere Lukaku sesto con 13 gol (3 rigori) contro i 24 del primo Retegui, 57 reti fatte contro le 75 dell’Inter. Miglior difesa con 27 subite contro 33. Ma c’è un altro primato significativo apparso ieri: il Napoli nei primi 5 top campionati europei ha utilizzato per più minuti (16.122) ultratrentenni. Dal capitano Di Lorenzo all’onnipresente Lukaku a Rrahmani a Spinazzola a Juan Jesus a Lobotka e Politano. Si deduce che Conte, come e più di Inzaghi, punta sugli anziani, forse più duttili.
Ma questo apre il secondo viaggio nel futuro. Chi dovrà rinverdire e come questo Napoli? Si realizza senza miti, squadra lodevolmente combattiva e operosa, né divi né star. Con Conte o senza che sarà di questo Napoli? Così maturo da agosto ritroverà nei muscoli, negli obiettivi, negli entusiasmi freschezza e integrità del girone di andata? È questo il tema di fondo per Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis, presenti Andrea Chiavelli e Giovanni Manna. Quale piano industriale scegliere aldilà delle previste tendenze. Si misurano due uomini e due idee di calcio. Acquisti onerosi per risultati immediati o mercato per garantire salubrità ai bilanci e longevità tecnica? Usato sicuro ma senza domani o ricerca dei nuovi Kvara e Osimhen? Oggi o domenica prossima, che il tempo passi in fretta. Che si decida presto. Che i due protagonisti vadano al confronto. Non allo scontro. Che si dicano la verità. In un referendum virtuale anche la città è pronta a votare. Sì alla conferma di Conte, no che a De Laurentiis lo sfili proprio la Juve.