C’è un fascino particolare nell’attesa, in quegli attimi in cui trattieni il respiro e aspetti il verdetto. La nuova frontiera del pallone porta con sé questa speciale magia: due arbitri che da Lissone verificano gli episodi dubbi di una partita e, se necessario, richiamano chi dirige al monitor posizionato a bordo campo. Le decisioni che hanno cambiato la storia del campionato sono arrivate così, nella frenetica notte in cui Napoli e Inter si sono giocate buona parte dello scudetto. Due scelte nette. La prima a San Siro, con i nerazzurri avanti 2-1 sulla Lazio a quattro minuti dal 90’: Bisseck allarga il braccio sul tocco di Castellanos, Chiffi lascia correre ma poi, chiamato a rivedere l’azione, assegna il rigore che Pedro converte nel definitivo 2-2. Una manciata di minuti dopo al Tardini Doveri indica il dischetto per un contatto tra Neres e Lovik, poi torna sui suoi passi per l’intervento del Var che gli segnala un fallo a inizio azione di Simeone su Circati. Episodi decisivi che hanno generato le consuete polemiche.
Il rigore concesso alla Lazio contro l’Inter
All’Inter non è andata giù la chiamata del Var per la differenza di valutazione tra il fallo di mano in area fischiato a Bisseck e un episodio simile avvenuto il 26 gennaio a Lecce, quando a colpire col braccio fu Baschirotto, senza che l’arbitro Marinelli fosse spinto da Lissone a concedere un rigore. «Sono per l’uniformità di giudizio. Proprio pensando a episodi come quello di Lecce, domenica mi sarei aspettato rimanesse la decisione presa dal direttore di gara in campo. Il difensore interista sembra portare la parte finale del braccio verso il pallone, anche se il gomito è fermo e forse anche senza quel movimento la palla sarebbe sbattuta lì», il parere dell’ex fischietto Gianpaolo Calvarese. «Era un chiaro ed evidente errore di Chiffi: corretta la decisione di richiamarlo al monitor e di concedere rigore alla Lazio», le parole del collega Andrea De Marco.
La designazione di Guida: «Poteva essere evitata»
Opinioni opposte anche sul contatto tra Bisseck e Rovella nell’area laziale, avvenuto nel primo tempo sullo 0-0: «Troppo lieve per giustificare un penalty» spiega Calvarese, mentre per De Marco «poteva starci, così come dall’altro lato quello per il fallo di Dimarco su Castellanos». Linea comune sulla designazione per Inter-Lazio come assistente Var di Guida, che ha detto di non voler arbitrare il Napoli: «Per ragioni di opportunità poteva essere evitata», «solo in Italia si può mettere in discussione la professionalità di un arbitro come Guida» aggiunge De Marco.
Il rigore concesso e poi tolto al Napoli per fallo di Simeone
Al Tardini il Napoli si è visto prima assegnare e poi revocare il rigore della possibile vittoria, che lo avrebbe portato a +3 sull’Inter: «Una decisione giusta, Simeone colpisce la gamba dell’avversario e poi il pallone», approva De Marco. «Lovik su Neres e Simeone su Circati, due contatti che di solito Doveri non giudica fallosi. Un rigorino e una chiamatina», la sintesi di Calvarese.
Il rosso a Gimenez in Roma-Milan
Stesso giudizio sul rosso rifilato a Roma al milanista Gimenez per la gomitata a Mancini: «L’espulsione ci sta, ma uguale punizione avrebbe dovuto subire Beukema per il colpo a Gabbia in finale di Coppa Italia. Certo, se sbagli la prima volta non è che devi ripeterti per emulazione». Mazzoleni protagonista in negativo in queste due circostanze: era Avar in Coppa e Var in campionato. Insomma, lo strumento funziona ma «manca uniformità nelle scelte», concordano i due ex arbitri. Sulla modalità di utilizzo, De Marco aggiunge: «Quest’anno in Inter-Fiorentina il pallone era chiaramente uscito sul calcio d’angolo da cui nasce il gol del vantaggio interista, ma lì il Var non poteva intervenire. O anche il doppio giallo a Tomori in Empoli-Milan, col secondo cartellino giallo sventolato al difensore rossonero in un’azione viziata dal fuorigioco di Colombo. Se avesse preso un rosso diretto, il Var sarebbe potuto intervenire, sul doppio giallo no. Questo è sbagliato». Si può fare di più.