Questo sito contribuisce alla audience di
 

Napoli, una fantastica squadra senza leader

A San Gregorio Armeno la statuina di Pedro si è aggiunta a quella di Orsolini: i loro gol hanno inchiodato l’Inter al secondo posto

Basta andare a San Gregorio Armeno per capire che succede quest’anno anche nel calcio. Il Napoli può vincere venerdì il suo quarto scudetto, il numero 123 nell’albo d’oro della serie A. Ne sono saltati solo tre dal 1898, uno per la Prima guerra mondiale e due per la Seconda. Ma questo è diverso. Lo annunciano due statuine tra i presepi di Marco Ferrigno. C’era già quella di Riccardo Orsolini, il giocatore marchigiano ventottenne del Bologna che sconfisse con un gol l’Inter nel giorno di Pasqua. Si è aggiunta nelle ultime ore quella di Pedro Rodrigues Ledesma, detto Pedro, 37enne spagnolo di Santa Cruz de Tenerife, non uno come tanti, campione del mondo con la sua nazionale nel 2010 ed europeo nel 2012. Con due sue reti ha inchiodato al secondo posto ancora una volta l’Inter, proprio mentre il Napoli non riusciva a battere il Parma in un burrascoso finale. Nella gara più buia, tra impotenza e incubo, tre tiri respinti da pali e traversa, il Napoli grazie a Pedro è ancora più vicino al titolo. Dalla notte fonda alle prime luci di un nuovo giorno, così all’improvviso, lo descrive in classifica l’acuto Ferrigno, l’artigiano che fa parlare le statuine.

Più banali sembrano, più cose insegnano i racconti popolari. Anche questo ha un retropensiero. Nella sua diversità, l’ormai probabile, vicinissimo scudetto del Napoli ha una sua profonda, quieta, inedita bellezza. Nella città che ancora venera Maradona, “Yo fue siempre ganador”, io sono l’uomo che vince sempre, svetta una fantastica squadra omogenea nell’anonimato. Una speranza per tutti. Si può vincere nel calcio come nella vita, senza fuoriclasse né scienziati, senza leader né fazioni, senza miti né divi. È il primo che non lascia il ricorso di un campione, ma di una adorabile comunità di gregari.

Un gruppo di lavoro che Antonio Conte, nella serialità delle sue vittorie, ha portato al titolo di Campioni d’inverno con 44 punti nelle prime 19 partite, ma che ha saputo rialzare anche dopo qualche sbandata. Solo 35 nelle ultime 18, con la flessione dal pari il 2 febbraio (1-1 con la Roma) allo stesso 1-1 pari di Bologna, 14 aprile. In 7 partite solo 9 punti su 27 disponibili. Altri si sarebbero schiantati. Successo di regole francescane e obbedienza monastica al carismatico Conte come al suo folto team. Culto del silenzio e della disciplina. In una squadra anziana con 7 ultratrentenni. Mai polemiche, come nell’isterismo di altri spogliatoi. Un isolato esempio in anni di inascoltati appelli all’unità in settori anche più delicati, dalla Chiesa alla vita pubblica. Mai un lamento né una protesta per la dura routine. Della sofferenza di 9 infortuni muscolari non si è avuta traccia all’esterno. Anche quando i malanni si sono con perfidia ripresentati in campo, come per Buongiorno e Lobotka. È questo il calcio nuovo dello scudetto 2025.

Si comprende l’enfasi di Antonio Conte. Incita la squadra urlando che è solo a un passo dalla storia. Immagine abusata più degli antibiotici in medicina. Suggestivo luogo comune, ma purtroppo ha posti già occupati da millenni. Che il Napoli abbia invece tratto vantaggi da soccorsi esterni è vero, succede. C’è sempre un Orsolini o un Pedro. Come carri gru che per caso passano in vie deserte di notte e si accostano all’auto in panne. Anche nel calcio la fortuna non si compra. Si merita.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Klopp e il sì alla Roma: il tecnico avrebbe accettato, primi input di mercato

Mar Mag 20 , 2025
Klopp e il sì alla Roma: il tecnico avrebbe accettato, primi input di mercato

Da leggere

P