PARIGI — Kvaratskhelia caracolla sempre, quando gioca e anche quando cammina, ma quello che cambia è il modo di caracollare: è quello, in definitiva, che dice di lui. Nell’ultimo e nel penultimo Napoli era un caracollare spesso strascicato, con un evidente controvoglia. Quando gioca con la Georgia c’è invece una postura quasi marziale di fierezza: «Il mio è stato un cammino lungo e con molti ostacoli, sarà un orgoglio rappresentare il mio paese a questi livelli». Ma qui, sotto la pioggerellina parigina, il suo incedere ha qualcosa di impetuoso, è come un moto ondoso schiumeggiante. «Non pensavo che sarebbe successo tutto così in fretta», dice. Potrebbe farlo in italiano ma preferisce l’inglese: è una sorta di autodifesa, lui si lascia andare solo se pienamente a proprio agio. Ma in campo, eccome se lo è: «Mi sembra un sogno, non immaginavo che in così poco tempo avrei avuto la possibilità di giocare una finale di Champions».
Kvara: “Il Napoli si merita lo scudetto”
Eppure era scappato da Napoli proprio per questo, oltre che per i soldi: con il linguaggio del corpo ha sempre parlato molto chiaramente. «Ma io amo Napoli, come anche Fabian Ruiz e Donnarumma: capita spesso che ci vediamo insieme le partite per fare il tifo. Penso che il Napoli vincerà lo scudetto, sarà una grande festa, la gente se lo merita»: molto a Napoli ha imparato però non la scaramanzia, ma lo si può perdonare per questo. A Parigi ha sorpreso i molti scettici che non capivano il senso di investire 75 milioni su un’ala georgiana che faceva concorrenza ai campioncini di famiglia, Barcola e Doué: invece il suo rendimento è stato stratosferico, come nel Napoli di Spalletti, senonché qui caracolla come un dannato anche in difesa. Luis Enrique stravede per lui. «Ma non penso che mi chiederà consigli sull’Inter, non ha bisogno del mio aiuto. Gli direi solo che so quanto è forte»