Questo sito contribuisce alla audience di
 

Programmazione e serietà, così Napoli e la squadra hanno camminato insieme

Il racconto dello scrittore sul quarto scudetto vinto dagli azzurri e sulla città che cambia

Al quarto scudetto, oltre la felicità del momento, è proprio vero che si fa sul serio. Napoli ha più che mai bisogno di serietà. E poi non è corretto abusare dei simboli, quindi considerare il titolo conquistato all’ultima giornata, come il principale viatico del riscatto della città può essere motivo di future delusioni. Ma è un buon insegnamento.

I primi due scudetti del Napoli

Gli scudetti vinti alla fine degli anni ottanta sono stati gli scudetti del Napoli di Diego Armando Maradona. Il re, il Dios, il capopopolo. Così è, nel ricordo di tutti, napoletani e non. Napoli al tempo, per una buona parte, era ancora sostenuta dai tubi Innocenti: c’erano interi quartieri traballanti per i danni del terremoto del novembre ’80. Ma era una città attraversata da un eccezionale fermento teatrale e musicale. Anche il cinema si faceva sentire, c’erano Massimo Troisi e Salvatore Piscicelli, ma anche Quel ragazzo della curva B con Nino d’Angelo, alto e basso, un singolare blues metropolitano. Era, quella, una Napoli che stava uscendo dalla povertà degli anni settanta. Dal colera. Un po’ di Italsider, un po’ di contrabbando, mixed by Herry e vestiti appezzottati comprati a Forcella, e schiere di sarte che tessevano la trama per i grandi e allora nascenti brand della moda. Un miscuglio, lecito e illecito, luci e vicoli scuri. Il tutto era giocato, però, sulla categoria dell’eccezionalità, ogni cosa che accadeva sembrava un prodotto tipico, non riproducibile, robe che solo a Napoli ‘o sanno fa’. Una poetica moltiplicata dall’aneddotica di De Crescenzo e da certi simpatici fattarelli da esportazione. Anche quei due scudetti rientravano nella categoria, Maradona si era preso la squadra e l’aveva protetta portandola dal fango alle stelle, tra creatività e droga, allenamenti e palleggi al ritmo di Live is life e fughe notturne. Anche qui la categoria dell’eccezionalità. Se al mondo c’era gente che giurava di aver dato un passaggio a Elvis Presley redivivo, a Napoli e dintorni c’era sempre uno che giurava che aveva fatto notte con Maradona. La categoria dell’eccezionalità come modus vivendi. Peccato che non regga alla prova del tempo. Infatti il Napoli è retrocesso e la città non ha mai avuto un reale giovamento dal connubio genio e sregolatezza.

Il nuovo Napoli di De Laurentiis

Poi piano piano la squadra si è assestata, con la nuova gestione De Laurentiis, fino a vincere nel 2023 il terzo scudetto, 36 anni dopo il primo. Al quarto, si torna a fare sul serio perché dopo la cattiva scorsa stagione, Antonio Conte – uno specialista – ha serrato le fila, stressato e appassionato tutti. Che andrà via o no, comunque ne abbiamo tratto un insegnamento: il quarto scudetto è un segno di serietà. Ovvero, si basa dalla capacità di ragionare sugli errori, di rafforzare la squadra senza indebitarla. Si scommette sulla costruzione, sulla affidabilità, su innovazione e continuità, e non sulla vampata del talento. Poi è facile, anche sull’onda dell’entusiasmo, dire “tale squadra tale città”. Anche se Napoli sembra il colonnato del Bernini, un’enorme piazza con le braccia aperte, come il suo Plebiscito che accoglie schiere di turisti che si muovano in paranza dalle prime luci dell’alba alla sera, anche se la città ospita bellissime stazioni della metro che stanno, per fortuna, sostituendo le cartoline con il pino marittimo, la città, dicevamo, ha ancora molti problemi, a partire dalle affiliazioni ai clan in tenera età.

Napoli oltre gli stereotipi

Di certo lo scudetto non guarirà queste ferite, anche se per un mese dipingeremo case, vicoli e palazzi di azzurro e tricolore. Possiamo tuttavia trarne una lezione: una squadra che ha continuità è una squadra che si è data delle regole. Così come una città che si proietta nel futuro è una città dove tutti fanno passi in avanti e non cammina seguendo questo o quel genio. Dire “forza Napoli” potrebbe anche voler dire “forza serietà”. Oltre gli stereotipi. Sarebbe un grido che da Napoli potrebbe innervare un po’ tutta Italia. Una bella lezione.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

'It means the world' - Bielefeld look for one more upset in German Cup final

Sab Mag 24 , 2025
The 3 Bundesliga side's run to the final has captured the imagination

Da leggere

P