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De Laurentiis e Conte, vincere insieme senza sopportarsi

De Laurentiis-Conte e l’abbraccio gelido. Il presidente: “Non obbligo nessuno a restare”. Il tecnico: “Siamo due vincenti, ma in modo diverso”

NAPOLI — L’amore degli Impossibili è una storia forse breve ma intensa, non come quei due coniugi che arrivarono a cinquant’anni di matrimonio senza parlarsi mai, evitando così di litigare. Invece, Antonio & Aurelio si sono parlati eccome, direttamente e per interposte interviste, e alla fine è accaduto l’imprevedibile: quei due non solo si sono sopportati, ma hanno pure vinto. E pazienza se l’ultimo abbraccio nella notte della festa è stato povero, gelido, quasi di circostanza, messaggero di tutto l’imbarazzo che regna tra i due. «Ma no, abbiamo un ottimo rapporto, anche con la sua famiglia, siamo due vincenti anche se in modo diverso. Diciamo che abbiamo imparato a conoscerci», ha detto poi Conte, senza mica aggiungere che resterà, anzi. De Laurentiis non tratterrà nessuno: «Chapeau a Conte, ce l’ha fatta. Il futuro? Mai dire mai. Gli allenatori hanno la loro personalità, non bisogna obbligare nessuno, anche quando ci sono i contratti. Se lui vuole mettersi a disposizione in modo straordinario come quest’anno, allora welcome. Napoli merita rispetto».

De Laurentiis, due scudetti in tre anni

La strana coppia non è un film prodotto da De Laurentiis (due nomination agli Oscar nel 1969), ma da lui interpretato insieme al mattatore Conte. Invece degli indimenticabili Lemmon e Matthau, allenatore e presidente hanno smentito la più facile delle previsioni: i due antipatici, egocentrici e autoriferiti, incapaci di sopportare un’ombra altrui più lunga della propria, invece di mandarsi a quel paese si sono morsicati la lingua e si sono presi lo scudetto. Il secondo in tre anni, per il cineproduttore: senza offesa, non c’era riuscito neanche Maradona.

Conte, inizio da incubo a Verona

Eppure, la strana coppia era partita malissimo. Prima di campionato a Verona: senza neppure attendere il fischio d’inizio, Conte molla tremendi ceffoni preventivi al Napoli. «Mi aspettavo una situazione migliore di quella che ho trovato, se non è il punto zero ci siamo molto vicini». La demolizione apparente proseguiva così: «Faccio fatica a trovare qualcosa di positivo, dopo 9 o 10 uscite… Il decimo posto dell’anno scorso non è frutto del caso. Lo scudetto? È stato un tranello».

La cessione di Kvaratskhelia

Ma come? Un tranello la più grande impresa sportiva dall’epoca di Diego? Il memorabile Napoli di Spalletti, un tranello? Risposta del campo: Verona-Napoli 3-0. «Mi sanguina il cuore», rivela il tecnico. Sembrava già tutto rovinato, la strana coppia non così stranamente scoppiata. E invece, Antonio & Aurelio sono andati a cena un po’ di volte e si sono legati la lingua con lo spago. Il presidente sembrava in grado di mantenere la promessa fatta all’allenatore: «Puoi contare su tutti, meno che su uno». Cioè Osimhen. Si sapeva. Ma Conte non credeva di poter perdere pure Kvara: era sicuro di averlo convinto a restare. La prima crepa nel muro faticosamente intonacato da Antonio & Aurelio è stata proprio la partenza del georgiano. «Sono molto deluso, è colpa mia, forse non sono riuscito a essere abbastanza incisivo». E il presidente, zitto. Che ci poteva fare? Incatenare il campione? Evitargli di provare a vincere la Champions a Parigi?

I pregi di Conte e De Laurentiis

Forse, però, gli Impossibili e facilmente divisibili non sono così diversi nel metodo, se pure lo sono nel merito. Antonio è il carismatico che martella e scudiscia, Aurelio l’istrionico che calcola e intuisce. Il presidente è il re dei bilanci: ha speso molto in estate, poco a gennaio, però la bilancia import/export alla fine si è inclinata dalla sua parte. A dispetto delle apparenze, Antonio & Aurelio sono due secchioni. Parlano, a volte recitano e provocano, ma sgobbano e portano a casa il pane. Nessuno ha resistito con loro più di quattro anni, molti non arrivano a due, tempo massimo della sopportazione: mandano via o se ne vanno. Cacciano o si fanno cacciare. Ed è difficile risolvere l’annoso enigma. Di chi è il merito dei successi? Lo scudetto lo vinse Spalletti, oppure De Laurentiis? Lo scudetto l’ha vinto De Laurentiis, oppure Conte? Chi è il più bravo? E perché nessuno riesce a restarlo a lungo? Cosa si guasta, chi rompe cosa?

Conte deluso dal mercato invernale

Con la strana coppia, però, non ci si annoia. A febbraio, nella sfida contro la Lazio, Conte si gira verso la panchina e dice: «Ma chi faccio entrare?» Il mercato invernale lo ha deluso, la rosa gli sembra inadeguata. «Chi mi prende deve lottare per lo scudetto, e se non ci sono i mezzi…»: questa è una delle bordate della grande esternazione di aprile, per gli esegeti di Antonio la più chiara manovra di uscita dal parcheggio sul lungomare Caracciolo, direzione Mole Antonelliana. «Mi sono accorto che certe cose, qui, non si possono fare». Così Conte fa il paio con le sventole d’agosto a Verona: apre e chiude nello stesso modo, che poi è anche un’astuta tattica per innalzare sé stesso. Se il contesto è tanto depresso, quanto è bravo lui a trionfare, nonostante? Ecco, Antonio ama molto vestire i panni del Signor Nonostante. Vince nonostante i dieci euro in tasca nel ristorante da cento. Vince anche se Kvara se n’è andato. Vince anche se qui non ci sono i mezzi.

De Laurentiis e il film dello scudetto

Talmente forte, la provocazione di Antonio, da costringere Aurelio a intervenire, per carità sempre con la lingua mezzo annodata: «Le riflessioni è sempre meglio farle alla fine, altrimenti si rischia di destabilizzare». Una fine che, evidentemente, a De Laurentiis era nota più che a Conte: da inizio stagione Aurelio stava girando, per davvero ma in segreto e in tempo reale, il film di questo campionato, da far uscire un minuto dopo la fine della stagione. Lui sapeva già tutto: «Nei prossimi anni ci divertiremo molto». E se nei prossimi anni non ci sarà più Antonio, indovinate chi è il più bravo secondo Aurelio.

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