MONACO DI BAVIERA – Poteva essere tutto o niente. È stato niente, nel modo più doloroso. In una sorta di perfezione al contrario, l’Inter ha perso la Coppa Italia, il campionato e infine la Champions League, con il passivo più pesante della storia della competizione, in una partita che in premessa sembrava essere alla portata. Un climax di sofferenza che è il negativo fotografico delle gioie del 2010, anno del triplete interista e dell’ultima gioia italiana. All’Allianz Arena i nerazzurri sono crollati, perdendo 5-0 con il Psg una finale mortificante, in cui una squadra ha giocato a calcio e l’altra no. Due anni fa si erano arresi al City a Istanbul in modo assai più onorevole.
«La cronaca della gara»
La promessa di Luis Enrique alla figlia Xana
I parigini sono entrati davvero nella storia del calcio, alzando la coppa più bella, che dà lustro a una bacheca in cui i soli trofei internazionali erano una Coppa delle Coppe e un Intertoto. Si merita tutto, Luis Enrique, che ha realizzato un’altra delle promesse fatte a sua figlia Xana, volata via nell’agosto del 2019 a nove anni. Si gode finalmente il frutto degli investimenti fatti Nasser Al-Khelaifi, che per dimostrare la grandezza del suo Qatar ha finito per portare la Champions in Francia, dove mancava dal 1993. La vinse il Marsiglia contro il Milan, sempre a Monaco, dove le ultime cinque finali di Coppa dei Campioni sono andate a chi non ne aveva mai vinte.
Inter, serve passare subito al futuro
Anche se nella notte del disastro riesce difficile pensarci, all’Inter da oggi bisogna ricostruire. Già durante la partita, a dar retta ai social, la tifoseria si è divisa. Da una parte, chi si schiera con Inzaghi, nonostante tutto: le due finali in tre anni, la corsa su ogni fronte, nonostante otto sessioni di mercato consecutive al risparmio, fra estati e inverni. Dall’altra, il partito di chi, come Raf nella canzone, già si chiede cosa resterà di questi anni di Inzaghi, e chi ne scatterà la fotografia. Sarebbe potuto essere Allegri, scelta naturale per Marotta, ma è del Milan. Le ultime dichiarazioni, prima della partita, erano «sto benissimo qui» di Inzaghi e «andiamo avanti insieme» del suo presidente. I prossimi giorni diranno quale soglia di resistenza al dolore abbiano queste frasi e chi le ha pronunciate. Perché il colpo è stato terribile.
Inter, record negativi nella storia della Champions
Mai nella storia delle finali di Champions c’era stato un vantaggio per 2-0 nei primi venti minuti. Mai nessuno aveva perso con cinque reti di scarto. Il primo gol lo ha segnato al dodicesimo Hakimi e non ha esultato. A Milano ha passato una stagione soltanto, giocando in stadi vuoti, ma ha vinto uno scudetto, e alla Playstation sceglie ancora l’Inter. La seconda rete, dopo otto minuti dalla prima, è stata opera di Doué, che già aveva fatto assist. Proprio lui, in ballottaggio fino all’ultimo con Barcola per un posto da titolare. Destro di prima, deviato da Dimarco.
Psg ha vinto a doppia velocità
Il Psg ha girato a velocità doppia rispetto all’Inter e ha pressato con calcolata ferocia. Schierato senza punta centrale, ha occupato l’area interista grazie a una gestione ingegneristica degli spazi. Ha costruito con la difesa a tre e Hakimi dentro al campo. L’Inter a questa meraviglia ha opposto il nulla. Lo dicevano i ct avversari, quando Lucho era sulla panchina della Spagna: contro di lui è dura, perché non fa due partite uguali. Ed è durissima contro Donnarumma, il più forte calciatore italiano in attività, che a differenza del suo maestro Buffon a 26 anni ha già alzato il sacro Graal.
I tentativi disperati di Inzaghi nella ripresa
Nella ripresa Inzaghi ha provato a dare una scossa, anticipando le sostituzioni. Ma sostituire non sempre significa cambiare. Bisseck per Pavard e Zalewski per Dimarco non hanno impedito al Paris di raggiungere il 3-0, di nuovo con Doué, eroe ragazzino come Yamal a Barcellona. Martedì compirà vent’anni, a Parigi, dopo la parata trionfale. Dopo 71 minuti è arrivato anche il gol di Kvara, che ha esultato di fronte a una bandiera del Napoli che, beffarda, sventolava nella curva parigina. Molto hanno fatto i tifosi, esaltati anche dal 5-0 finale del centrocampista Mayulu, classe 2006. Il Psg aveva con sé i gruppi organizzati, con le sciarpe, nonostante il caldo, e i tamburi. Smarriti, al contrario, i milanesi, scelti per anzianità di abbonamento. Padri e figli da distinti e da tribuna, a cui non resta che la sofferenza di un sogno infranto.
Il tabellino di Psg-Inter
Psg 5 (12’ pt Hakimi, 20’ pt e 18’ st Doué, 28’ st Kvaratskhelia, 41’ st Mayulu)
Inter 0
Psg (4-3-3): Donnarumma 6 – Hakimi 7.5, Marquinhos 7.5, Pacho 8, Nuno Mendes 7 (33’ st Hernandez sv) – João Neves 7.5 (39’ st Zaïre-Emery sv), Vitinha 8, Fabian Ruiz 7.5 (39’ st Mayulu 7) – Doué 9 (21’ st Barcola 7), Dembélé 8, Kvaratskhelia 8.5 (39’ st Gonçalo Ramos). All. Luis Enrique 9.
Inter (3-5-2): Sommer 5 – Pavard 5 (9’ st Bisseck sv, 17’ st Darmian 4), Acerbi 4.5, Bastoni 5 – Dumfries 4.5, Barella 4, Çalhanoglu 4 (25’ st Asllani 5), Mkhitaryan 5 (17’ st Carlos Augusto 5), Dimarco 3 (9’ st Zalewski 5) – Thuram 5.5, Lautaro 4. All. Inzaghi 4.
Arbitro: Kovacs (Rom) 6.5.
Note: ammoniti Zalewski, Inzaghi, Thuram, Acerbi, Doué e Hakimi. Spettatori 64.327.