FIRENZE — Stavolta non deve più succedere. La parola d’ordine, a Coverciano, è ovvia: la Nazionale non può perdere per la terza volta di seguito il Mondiale. E deve evitare la trappola dei play-off, nella quale cadde nel 2017 con la Svezia e nel 2022 con la Macedonia del nord. Ma il caso Acerbi, col suo rifiuto alla maglia azzurra dopo la batosta dell’Inter nella finale di Champions, scuote la squadra prima della partita della verità, venerdì prossimo al debutto delle qualificazioni in Norvegia, contro l’unica vera rivale per il primo posto nel girone, in coda a una stagione lunghissima e non ancora finita, col Mondiale per club alle porte. Il no del trentasettenne centrale interista, riconvocato dopo 14 mesi e dopo il virtuale embargo del marzo 2024 per i presunti insulti razzisti al collega del Napoli Juan Jesus, mette a nudo in vista del già decisivo duello la frattura tra il veterano e Spalletti.
L’irritazione di Spalletti: “Mi ha scritto un sms, ne prendo atto”
Il ct non ha dissimulato l’irritazione, mentre ricostruiva la vicenda: «Lui mi ha scritto un sms, io gli ho telefonato e mi ha confermato che non sarebbe venuto. Ne prendo atto, andiamo avanti. Ci saranno giocatori migliori di chi non c’è». Nel pomeriggio, via Instagram, è arrivata la versione del diretto interessato: «Dopo una profonda riflessione, ho comunicato al ct che non accettavo la convocazione. Non a cuor leggero, la maglia azzurra è sempre stata un onore e un orgoglio. Ma non esistono le condizioni per proseguire serenamente questo percorso. Non cerco alibi, né favori, ma pretendo il rispetto che viene a mancare da parte di chi dovrebbe guidare un gruppo. Non resto dove non sono più voluto davvero, non faccio parte del progetto. La decisione non è definiva, né dettata dalla rabbia e tanto meno dalla “depressione” per la Champions, ma dal bisogno di fare un passo indietro. Tiferò per i miei compagni con l’attaccamento che ho sempre dimostrato in campo».
Buffon: “Non ha detto no a Spalletti ma aqualcosa di più grande”
Acerbi, 34 presenze e 1 gol in Nazionale, campione d’Europa nel 2021 con Mancini, dopo il caso Juan Jesus scelse di operarsi per la pubalgia poco prima dell’Europeo di Germania: si era sentito ripudiato. Spalletti scelse poi per la difesa la strada della gioventù, salvo ripescare la settimana scorsa il veterano, prezioso contro Haaland per un reparto privo di Calafiori e da ieri anche di Buongiorno, preservati perché possano recuperare meglio dai rispettivi infortuni. Acerbi ha maturato la convinzione che la sua fosse solo una convocazione estemporanea, ma ha rinviato il no a dopo la finale. Buffon sul tema ha espresso alla Rai un giudizio severo: “Non ha detto no a Spalletti, ma a qualcosa di più grande: la Nazionale”. Il diniego potrebbe essere in teoria sanzionato dalla Figc con una squalifica, secondo l’articolo 76 delle Noif. Non accadrà.
Il problema del calendario
Resta un problema annoso: il calendario. La data Fifa a fine stagione, vissuta come un fastidio dai club e come insidia dai giocatori, costringe il ct a constatare che ormai la maglia azzurra non è più una priorità. Mancini nel 2022 ne fece le spese. A Oslo la difesa sarà d’emergenza, sommata alla stanchezza degli interisti (Dimarco, Bastoni, Barella e Frattesi, che pure a Monaco non ha giocato). «Andremo avanti con la linea a 3», puntualizza il ct, che oltre a Di Lorenzo e Bastoni ha come centrali solo l’acciaccato Gatti e i debuttanti Gabbia, Coppola e Ranieri, a protezione di Donnarumma, colonna del Psg che oggi sarà con il gruppo azzurro: «Aspettiamo di avere a che fare con persone che evidenzino il loro amore per la maglia azzurra», sibila Spalletti. Ogni allusione ad Acerbi è puramente voluta.