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Modric al Milan: rifugiato di guerra, Pallone d’Oro, i trionfi col Real Madrid, la tentazione Inter

Il direttore sportivo rossonero Tare è in Croazia per definire l’operazione che porterà a Milano il centrocampista: contratto annuale da 3,5 milioni con opzione per un’ulteriore stagione

MILANO – C’è una foto che racconta la grandezza di Luka Modric, lui sul prato del Bernabeu in piedi su una pedana con accanto i trofei vinti con il Real Madrid. Sono 28 in totale in 13 anni, una storia che finirà al prossimo Mondiale per club. Poi Modric inizierà un nuovo viaggio al Milan, la squadra per cui tifava da bambino. Manca solo la firma, attesa tra mercoledì e giovedì, al contratto da 3,5 milioni che lo legherà al Diavolo per un anno con opzione per un’ulteriore stagione. Il direttore sportivo Tare è in Croazia per definire l’operazione, sul cui esito non ci sono più dubbi.

Un colpo “alla Ibrahimovic”

È vero che il 9 settembre compirà 40 anni, ma Modric è ancora integro fisicamente. Nell’annata appena finita ha messo insieme 57 presenze tra tutte le competizioni, con 4 gol e 9 assist. Per il Milan, che in queste ore saluta Reijnders diretto al Manchester City (affare da 70 milioni), l’inserimento del croato Pallone d’Oro 2018 è simile a quello avvenuto nel gennaio 2020, quando a Milanello tornò Ibrahimovic, all’epoca 38enne. L’impatto di Zlatan, nonostante l’età, fu enorme nella squadra che poi arrivò a vincere lo scudetto con Pioli. Personalità, leadership, esperienza, oltre a una qualità ancora intatta: questo è Modric, che infatti aveva in queste settimane diverse offerte in giro per l’Europa.

La storia di Modric: da rifugiato di guerra a Pallone d’Oro

Ha scelto però il Milan, il club dove giocava Boban, il suo idolo quando era bambino. A quei tempi Luka, chiamato allo stesso modo del nonno, trascorreva le giornate estive portando le pecore al pascolo nel villaggio di Modri?i, a circa 50 chilometri da Zara. Lì inizia la sua storia, quando durante la guerra in Croazia il nonno viene ucciso a colpi di kalashnikov (sotto i suoi occhi) da un battaglione serbo, rifugiato insieme alla famiglia all’Hotel Kolovare. Con il pallone come unico amico fedele: “Ho rotto parecchi vetri in albergo ma anche delle macchine, tutti erano furiosi con me. Della guerra ricordo la paura. Giocavamo a pallone e suonavano le sirene. Ma era diventata una cosa normale”, ha raccontato poi. La scalata all’inizio è lenta, colpa anche di un fisico ritenuto da tanti troppo gracile (come l’Hajduk Spalato, che lo scarta) poi diventa rapida: lo prende la Dinamo Zagabria, lo manda a fare esperienza in Bosnia, poi arrivano le chiamate del Tottenham e del Real Madrid, con cui vince tutto. Nel mezzo anche un tentativo dell’Inter di strapparlo a Florentino Perez, nell’estate del 2018: Luka, che da lì a pochi mesi avrebbe vinto il Pallone d’Oro, tratta con i nerazzurri a cavallo di Ferragosto e tutto lascia credere che possa sbarcare in serie A, ma il muro eretto da Perez (“Escludo che possa partire, a meno che qualcuno non paghi la clausola rescissoria da 750 milioni”) costringe l’Inter a battere in ritirata.

L’addio al Real Madrid

Quest’anno è diventato il più anziano a disputare una partita con i Blancos, battendo il primato di Ferenc Puskas. Ancelotti lo ha spesso utilizzato come arma a gara in corsa, per risolvere situazioni complicate. Ci è riuscito tante volte, al punto che lui avrebbe voluto giocare ancora a Madrid. Le scelte del club lo hanno portato all’addio, non prima di aver disputato un ultimo torneo, il Mondiale per club. Il 24 maggio ha salutato il Bernabeu nella partita vinta contro la Real Sociedad, l’ultima pure per Ancelotti, con le due curve decorate con un disegno con le facce delle due leggende e le scritte ‘Gracias Luka’ e ‘Gracias Carletto’. Quando a cinque minuti dalla fine della gara Modric è stato richiamato in panchina, le due squadre si sono schierate lasciandogli un corridoio per fare il pasillo, l’uscita di scena tra gli applausi. A bordo campo, ad aspettarlo, insieme alla sua famiglia c’era anche Toni Kroos, compagno di tante battaglie. Tanta emozione, simile a quella che proverà entrando per la prima volta a San Siro da giocatore del Milan. Ci rivediamo ad agosto.

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