FIRENZE — Salta Spalletti, schiacciato dall’avvilente 3-0 di Oslo e da altri capi d’imputazione sintetizzabili in uno: ha fallito la missione. Arriva un saggio tra Pioli e Ranieri, in subordine un campione del mondo tra De Rossi e Cannavaro, mentre il ritorno di Mancini è una suggestione. Rimane al suo posto il presidente della Figc Gravina, coimputato col ct per le cadute della Nazionale, appassita e a rischio, dopo due Mondiali consecutivi mancati, di perdere anche il terzo. Eventualità meno quotata: domani a Reggio Emilia l’Italia stravince con la Moldova numero 158 del ranking Fifa, straconvince col gioco, aggiusta la classifica e salva un tecnico rassegnato al peggio: «Sono a disposizione del presidente: gli devo la nomina in questo incarico».
Il percorso di Spalletti in Nazionale
Accadde due estati fa nei giorni dell’abiura di Mancini, sedotto dai soldi dell’Arabia Saudita e adesso dichiaratamente pentito, al punto da lasciare pensare all’autocandidatura. Spalletti aveva vinto lo scudetto col Napoli e nessuno dubitava che fosse lui la scelta migliore. Invece la Nazionale decaduta ormai divora i suoi strateghi come un club. E la disfatta dell’Ullevaal può essere la penultima tappa di un non memorabile ciclo, cominciato il 9 settembre 2023 a Skopje (1-1 con la Macedonia del Nord) e forse destinato a concludersi alla ventiquattresima partita (6 sconfitte, 1 sola vittoria eccellente in Nations League a Parigi), ora che l’obiettivo è di alimentare con la differenza reti la flebile speranza di vincere il girone di qualificazione al Mondiale davanti alla Norvegia, dribblando (a marzo) i play-off, fatali per due volte di seguito.
Spalletti e l’Italia pronti a dividersi
È indicativo che il presidente della Figc Gravina si sia astenuto da dichiarazioni pubbliche: dovrebbe parlare stamattina a Parma al Festival della serie A. Due le modalità ipotizzate per l’addio: o Spalletti anticipa tutti, dimettendosi al Mapei Stadium dopo il fischio finale, oppure è Gravina a ufficializzare il divorzio martedì, esonerando il ct che aveva difeso a spada tratta un anno fa, malgrado l’Europeo mediocre con uscita agli ottavi contro la Svizzera.
Ranieri e Pioli i favoriti
Con Ancelotti e Allegri in Brasile e al Milan, la rosa dei sostituti è ridotta a due candidati forti. Pioli è pronto a tornare in Italia (non prima di inizio luglio, per ragioni fiscali) da Riad, dove ha allenato l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo (3° posto) per 12 milioni di euro netti. In trattativa con la Fiorentina per un ingaggio di 4 volte inferiore, il dubbio è se accetterebbe un’analoga offerta della Figc. Ranieri, aggiustata la Roma, è l’ascoltato consulente del club e l’anfitrione di Gasperini, ma i suoi risultati gli varrebbero il nulla osta dei Friedkin, se chiedesse il via libera per Coverciano. La Figc ha tempo, può decidere a luglio. Le alternative sono gli ex dell’era Lippi, con De Rossi e Cannavaro in testa e magari con staff allargato: Materazzi ad allenare i difensori, Vieri gli attaccanti.
Gli errori di Spalletti
Ma è materia di oggi il processo a Spalletti e Gravina. Le accuse per il ct: non essersi immedesimato in un ruolo diverso dall’allenatore, essere stato ruvido col gruppo e in qualche dichiarazione (caso Acerbi) e avere perseguito il primato del palleggio a scapito dell’equilibrio difensivo (19 gol subiti nelle ultime 11 partite, nonostante la conversione al 3-5-1-1), ripiombando in Norvegia nell’abuso di tatticismo che confuse la squadra in Germania: a Oslo ha perso in contropiede ed è come se l’Italia, dopo i progressi di settembre, fosse tornata indietro di un anno.
Gravina e le dimissioni sempre evitate
Il presidente, vinto l’Europeo con Mancini ereditato dalla Figc commissariata di Fabbricini e Costacurta, si è auto assegnato un appannaggio di 240mila euro lordi l’anno, da sommare ai 250mila della vicepresidenza Uefa. È scampato alle dimissioni: per il Mondiale smarrito a Palermo con Mancini contro la Macedonia del Nord e per il flop tedesco (annunciò un comitato di saggi mai varato, guidato dall’interista Marotta). È indagato a Sulmona per autoriciclaggio. Non ha arginato la crescita dell’indebitamento del calcio italiano, il fallimento dei club filtrati tra le maglie della normativa (cinque solo negli ultimi mesi). Non ha potuto impedire che la Nazionale perdesse la priorità rispetto ai club, tendenza invalsa tra i più giovani (esempio: Pio Esposito, chiamato da Nunziata per l’Europeo Under 21, farà il Mondiale per club con l’Inter). Domani c’è Italia-Moldova, forse con la coppia d’attacco Orsolini-Lucca. Chissà se salveranno Spalletti.