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Messi o Mastantuono, al Mondiale per Club un duello americano tra passato e futuro

La partita tra Inter Miami e Al-Ahly inaugura il Mondiale per club Fifa. Leo è la star, grande attesa per il fenomeno del River

Il Mondiale per Club lo aprirà Leo Messi, la figurina che Infantino ha appiccicato alla copertina di questo torneo infilato dalla Fifa nel calendario del calcio internazionale con la forza dei soldi: c’era il bisogno del glamour planetario di Leo Messi, il suo Inter Miami — che stasera debutta contro gli egiziani dell’Al-Ahly — non avrebbe neanche avuto i titoli per essere iscritto al torneo. Però ha la Pulce, e tanti saluti. Il tentativo di contrapporgli Ronaldo, spingendolo verso una qualsiasi tra le squadre che saranno in America, è andato a vuoto, ma non è che possa riuscire proprio tutto.

Inizio in Florida in onore di Messi

In onore di Messi, la prima fase del Mondiale gravita sulla città dove l’argentino ha deciso di svernare prima di ritirarsi, anche se a onor del vero l’Inter Miami fa base a Fort Lauderdale e gioca in uno stadiolo da 18mila posti, non nell’Hard Rock Stadium che è il tempio del football, ma americano. Però si trova comunque in Florida, l’unico stato a ospitare due sedi e tre stadi (ce ne sono due anche a Orlando) e dove la Fifa ha stabilito il suo quartier generale, che nella seconda fase verrà trasferito a New York, dove si giocheranno le ultime quattro gare del torneo. Su Miami, e dunque su Messi, si accenderanno le prime luci: la maggior parte della stampa internazionale fa base lì, i ritiri di molte squadre importanti sono in zona (anche la Juve, che nei primi giorni lavorerà in West Virginia, si stabilirà a Orlando dal 22 giugno) e insomma l’uomo che ha chiuso la Coppa del mondo per nazionali, tre anni fa, sarà anche quello che apre questa, in nome di una continuità che dovrebbe servire a garantire la credibilità della manifestazione.

«Un torneo entusiasmante». E poi c’è Mastantuono

«È un torneo nuovo, diverso, è entusiasmante farne parte – ha detto ieri Messi -. Arrivano grandi squadre, è l’occasione di vedere i migliori giocatori qui negli States. Una grande opportunità anche per le squadre sudamericane ed emergenti di competere con i club europei» Messi compirà 38 anni tra dieci giorni, poche ore dopo aver sfidato il Palmeiras dove gioca Estevao, che ne ha 20 di meno, che è stato acquistato dal Chelsea per 34 milioni (più 31 di bonus!) già l’estate scorsa e che lascerà il club di San Paolo alla fine del torneo: è chiamato Messinho, primo caso di un brasiliano con un soprannome argentino. Ma il vero piccolo Messi non è lui, che pure è molto bravo, bensì Franco Mastantuono, il quale diventerà invece maggiorenne soltanto alla vigilia di Ferragosto: quel giorno sarà definitivamente un calciatore del Real Madrid, che ha vinto la concorrenza del Psg con 45 milioni più dieci di bonus, che era il prezzo della clausola fissato dal River Plate, la squadra dove il ragazzo di origini italiane (ha pure il nostro passaporto, ma scordatevi le tentazioni nazionalistiche: ha già esordito con l’Argentina, come del resto Estevao nel Brasile) sta sciorinando meraviglie da ormai un anno e mezzo.

La magia del sinistro di Mastantuono

Se serve un biglietto da visita, è il calcio di punizione, ovviamente mancino, spedito all’incrocio nell’ultimo derby con il Boca. Se sarà Messi ad aprire il Mondiale, esistono dunque ottime possibilità che a chiuderlo sia il suo imberbe erede con la magia nel piede sinistro, e 20 anni di meno. Il River Plate, dicono gli argentini, è molto forte e punta deciso al titolo: a proteggere le spalle del piccolo genio c’è una banda di trentenni con tre dita di pelo sullo stomaco (Enzo Perez, Acuña, Montiel, Martinez Quarta, Pezzella, Armani, Driussi, Borja) che ha giocato ovunque e vinto assai, anche la Coppa del mondo: ne avrà notizie l’Inter, che se lo troverà di fronte il 25 giugno (in Italia sarà già il 26).

Talento puro, ma anche lucidità metale

Mastantuono ha qualcosa di più del talento puro. Non è solo istinto e fantasia (ma è anche istinto e tanta fantasia), bensì anche lucidità, ordine mentale, spirito organizzativo. Per ora gioca libero sul fronte d’attacco, in un tridente che spesso non presenta un centravanti vero, ma il suo destino, col tempo, sarà di prendere posto nel cuore del gioco e tirarne le fila. Può somigliare a De Bruyne, per restare all’attualità, e per intanto è la risposta sudamericana (e madridista) alla sorgenza di Yamal, che è anche lui del 2007 come lo è Estevao e come lo sono altri fenomeni sparsi tipo Rodrigo Mora (al Mondiale con il Porto, ma è destinato al Psg), Cubarsì, Nwaneri, Quenda. Il più quotato degli italiani, il milanista Liberali, ha giocato in prima squadra appena 62’ a dicembre. Due settimane dopo hanno esonerato l’allenatore che aveva avuto l’ardire di farlo esordire, Paulo Fonseca.

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