Questo sito contribuisce alla audience di
 

Rino Gattuso, chi è il nuovo ct: il gol agli inglesi, la telefonata di Gianni Mura, la moglie Monica

Debutto in azzurro nel 2000 con Zoff, il Mondiale del 2006 vinto, le esperienze in panchina con Milan e Napoli, la battuta a Beckham: “Alzati, non è una piscina”

MILANO – L’associazione di idee tra Rino Gattuso e la maglia azzurra, per qualunque tifoso, è un pensiero immediato. Decine di episodi lo eleggono a simbolo di quel senso di appartenenza alla squadra degli italiani che è diventato la discriminante per scegliere il nuovo ct, negli attuali tempi delle convocazioni avvertite come un fastidio, se non addirittura rifiutate. Sono parecchie le storie note dei suoi dieci anni in Nazionale, dall’esordio nel 2000 a Palermo nell’amichevole con la Svezia (Zoff ct) all’amaro addio del Sudafrica nel 2010, dopo la sconfitta con la Slovacchia. Con la certezza di non sbagliare su quella miscela di impeto, passione, talvolta impulsività e grande generosità, dentro e fuori dal campo, si può tranquillamente pescare dal mazzo degli aneddoti.

Gattuso e l’azzurro, quell’unico gol all’Inghilterra

L’unico gol molto bello, un destro da fuori area sotto l’incrocio, a novembre 2000 contro l’Inghilterra a Torino, festeggiato da lui ventiduenne correndo all’impazzata, nella partita in cui disse al già famoso Beckham di rialzarsi, invece di tuffarsi come se fosse stato in piscina: “This is not a swimming pool”. La risposta alla domanda, prima della semifinale con la Germania preludio al trionfo di Berlino 2006, sul rischio di squalifica per un’ammonizione: “Il cartellino io me lo mangio”. La commozione, dopo la vittoria di Dortmund, al ritorno di notte sotto l’hotel del ritiro di Duisburg, dove aspettavano ottomila immigrati italiani, come erano stati per breve tempo anche papà Franco e mamma Costanza, partiti dalla Calabria per lavorare: “Quei tifosi avevano le lacrime agli occhi e ci dicevano grazie: noi ricchi avevamo fatto felici almeno per un po’ loro, che facevano fatica ad arrivare a fine mese”. L’autoflagellazione sotto un altro albergo, a Centurion in Sudafrica, per spiegare che il titolo di Cavaliere della Repubblica, meritato 4 anni prima, era usurpato: “Siamo i cavalieri della vergogna”. Non poteva immaginare che l’Italia avrebbe poi mancato la qualificazione per due edizioni consecutive e che la Figc avrebbe chiamato proprio lui a fare il ct, per evitare il terzo fallimento.

La telefonata di Gianni Mura a Rino

Tra le storie inedite due rendono l’idea del significato della Nazionale per Rino. Ancora un albergo, nel 2002 a Seul, dopo l’eliminazione con la Corea del Sud causata essenzialmente dall’arbitraggio indescrivibile dell’ecuadoriano Moreno. I giocatori insonni sono seduti per terra nella hall, accanto all’ascensore. Lui prova a consolarli tutti, uno a uno, staccandosi dal gruppo solo per un attimo, per aiutare un cliente che è arrivato a tarda ora e al quale il receptionist non vuole fare il check-in. Seconda scena, nell’antistadio del Westfalenstadion di Dortmund, davanti al centro accrediti stampa di Germania 2006. Squilla il telefonino e si sente una voce di uomo che piange disperato: “Quattro anni ho aspettato questo momento, sognavo tanto questo Mondiale con l’Italia come rivincita della Corea e invece mi sono fatto male proprio adesso!”. Gattuso non si dà pace: dopo lo strappo muscolare nell’ultima amichevole, con la Svizzera, è riuscito a convincere Lippi a portarlo lo stesso in Germania, ma si sente un intruso, impossibilitato ad aiutare i compagni. Gianni Mura afferra il telefono e gli parla con tutta la sua pacatezza: “Non ti preoccupare, Rino, sono sicuro che recupererai e che potrete vincere il Mondiale”. Succederà esattamente questo. Lui a Duisburg farà 7 ore di fisioterapia al giorno, guarirà e sarà fondamentale per il gruppo: la sua stanza diventerà il punto del raduno naturale della squadra, che vedendo i suoi sacrifici si unirà ancora di più. Di recente, al corso di Coverciano per direttori sportivi, Gigi Buffon è stato chiamato in cattedra a raccontare quel Mondiale e non ha avuto dubbi: “I leader di quel gruppo erano due: Fabio Cannavaro, il capitano, e Rino Gattuso, l’anima”.

La moglie Monica, i figli Gabriela e Francesco

Ora che però Gattuso fa l’allenatore e che è stato investito del ruolo di commissario tecnico, resteranno in secondo piano l’agiografia del passato e i tratti caratteriali extracalcistici, che lo rendono istintivamente simpatico a chiunque non si fermi al pregiudizio sull’aspetto burbero, sullo sguardo vagamente truce e sul soprannome Ringhio. L’attaccamento alla famiglia, alla moglie Monica conosciuta a Glasgow ai tempi dei Rangers e ai figli Gabriela che studia moda a Milano e Francesco studente e calciatore in Spagna. L’affetto per i genitori e per le sorelle Ida e Francesca, scomparsa mentre lui allenava il Napoli. Il profondo senso dell’amicizia. La capacità di superare la malattia agli occhi, la miastenia oculare raccontata in pubblico. L’attività di imprenditore per creare posti di lavoro, con la pescheria e il ristorante a Gallarate.

Milan, Napoli e le esperienze all’estero

Ora quello che conta è che Gattuso riesca a riportare la Nazionale al Mondiale. L’ostacolo supplementare da abbattere è un certo scetticismo strisciante. Nasce da una carriera in panchina iniziata 12 anni fa e priva di grandi vittorie, ma anche da una valutazione superficiale delle difficili imprese in cui si è lanciato, per lo più lontano dall’Italia, dove ha allenato in serie A (non male, dicono i risultati e le testimonianze dei giocatori) solo un Milan minore e un Napoli senza il San Paolo (non ancora Maradona), svuotato dal Covid. Alle prese con situazioni ambientali e societarie complicate (Creta, Valencia, Marsiglia, Spalato), ha ovunque puntato a una priorità: creare un gruppo unito e fondato sulla disciplina (all’Hajduk Perisic è finito fuori rosa perché primadonna insofferente alla richiesta di dare il buon esempio ai più giovani), accompagnando la tattica alla voglia di stare insieme. Proprio questo gli viene chiesto da ct. Oltre naturalmente alla missione principale. Portare la Nazionale in America.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Porto boss expecting 'intense and challenging' match against Palmeiras

Dom Giu 15 , 2025
Porto head coach Martin Anselmi expects a highly competitive match against Palmeiras at the Club World Cup

Da leggere

P