ROMA — Nemico invisibile ma distruttivo, la pirateria audiovisiva genera un danno economico spaventoso: 2,2 miliardi di fatturato persi dall’intero sistema Paese e oltre 12 mila posti di lavoro a rischio. Ma qualcosa sta cambiando: “I pirati iniziano a preoccuparsi”, racconta soddisfatto Federico Bagnoli Rossi, presidente di Fapav (la Federazione per la tutela delle industrie dei contenuti audiovisivi e multimediali), durante gli Stati generali della pirateria. L’ultimo studio Fapav/Ipsos, presentato questa mattina a Roma presso l’aula magna “Carlo Mosca” della Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia, traccia un bilancio a due anni dall’entrata in vigore della nuova legge antipirateria e, da febbraio 2024, di Piracy Shield, la piattaforma che blocca, entro 30 minuti, la messa online illegale di contenuti sportivi live. Grazie a questi strumenti, la pirateria ha fatto registrare un leggero calo sia di utenti sia del numero di atti illeciti, anche se il danno economico potenziale per le industrie dei contenuti rimane gravissimo.
La classifica degli sport live piratati
Partiamo dai numeri. Nel 2024 quasi 4 italiani adulti su 10 hanno commesso un atto di pirateria, fruendo illecitamente di film (29 per cento); serie/fiction (23 per cento); programmi (22 per cento) e sport live (15 per cento). Dati rimasti stabili rispetto alla rilevazione precedente. In totale, gli atti di pirateria sono stati circa 295 milioni, l’8 per cento in meno rispetto al 2023 e ben il 56 per cento in meno rispetto al 2016, primo anno della rilevazione. La pirateria sportiva, oggi praticata dal 15 per cento della popolazione adulta, vede nel calcio il contenuto più rappresentativo, seguito da Formula 1, tennis e MotoGp.
Ripercussioni per 2,2 miliardi
Con riferimento alla pirateria su film e serie/fiction, il danno economico stimato è di circa 530 milioni di euro, in calo di solo il 4 per cento rispetto al 2023. Per quanto riguarda invece lo sport live, nel 2024 il danno è di 350 milioni, con un aumento (+23 per cento) rispetto al 2023. Un dato preoccupante, come sottolineato da Stefano Azzi, ceo di Dazn Italia: “Una cifra mostruosa: è praticamente la metà di quello che noi paghiamo alla serie A per avere i diritti in esclusiva. Questo mina la sostenibilità dell’industria sportiva”. Dello stesso avviso Alfredo Borgia, direttore affari istituzionali di Sky Italia: “È importante che tutti gli attori partecipino al contrasto a questo fenomeno, è giusto che arrivino sanzioni per i fruitori di questi contenuti”. Per Andrea Duilio, ad di Sky Italia, “i dati presentati oggi confermano che la pirateria resta un fenomeno allarmante. È fondamentale mettere fine al senso di impunità ancora troppo diffuso tra chi consuma contenuti pirata, e all’idea che si tratti di un comportamento accettabile e privo di conseguenze”.
De Siervo: “I talenti mancano anche per colpa della pirateria”
Un rischio concreto per il futuro del calcio italiano. Nelle parole dell’amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo, emergono tutte le preoccupazioni sul futuro del movimento azzurro: “La pirateria uccide il calcio – dice il nostro spot – ed è proprio così. La conduzione delle pecorelle smarrite verso la legalità non è ancora avvenuta, ma questa legge aiuterà a farlo grazie alle condanne penali che arrivano fino a tre anni di reclusione. Si notano già timidi segnali di conversione dei trend, ma manca ancora una montagna da scalare, con un danno di oltre 300 milioni persi all’anno”. Numeri che, secondo l’ad, impattano sulla ricerca di nuovi talenti per la Nazionale: “Molti si interrogano sul perché la nostra Nazionale sia in questa situazione e perché manchino i talenti. Una motivazione sono le perdite dovute alla pirateria. Tutti i soldi che ogni anno vengono persi non vengono investiti nei vivai e nella crescita dei nostri giovani”. Oltre a questo, i mancati investimenti si riflettono sulla qualità degli impianti: “Anche la vecchiaia delle nostre strutture non permette alle società e al sistema di ottenere degli incassi alti. Questo va cambiato e questa legge va nella giusta direzione. Se continueremo a perdere fatturato, continueremo a perdere posizioni nei confronti degli altri campionati. Siamo già molto indietro rispetto alla Premier League e alla Liga. Se continueremo così – ha concluso De Siervo –, finiremo dietro anche ai tedeschi e per essere fanalino di coda insieme ai francesi”.
La pirateria danneggia l’Italia
In breve: un danno immenso per l’economia di tutto il Paese. Nel complesso, sommando tutti i contenuti (film, serie/fiction e sport live) le ripercussioni per l’economia italiana sono pari a circa 2,2 miliardi di euro di perdita in termini di fatturato (non soltanto per l’industria audiovisiva). Questo comporta una perdita di Pil di circa 904 milioni di euro. Un mancato introito per lo Stato pari a 407 milioni e una perdita occupazionale complessiva pari a oltre 12 mila posti di lavoro, tutti valori in aumento rispetto al 2023.
Dal pezzotto allo streaming illegale: gli strumenti preferiti dai pirati
Gli attuali pirati, considerando come base sempre la popolazione adulta, hanno un comportamento molto dinamico: sfruttano quante più modalità possibili per fruire in modo illecito dei contenuti spaziando tra le Iptv illegali (22 per cento); lo streaming (18 per cento); il download/peer-to-peer (15 per cento); i social network (13 per cento); le app di messaggistica istantanea (10 per cento). E tra quelli (circa 15 milioni) che hanno utilizzato almeno una volta servizi Iptv illeciti, quasi la metà tende a non considerarlo come un reato. Mentre “l’obiettivo è proprio far capire a chi usa il pezzetto che sta commettendo un reato”, come spiega Paolo Bedin, presidente della Lega B.
L’identikit del pirata digitale
Ma qual è l’identikit del pirata digitale? In linea con quanto rilevato negli anni passati, i pirati di contenuti audiovisivi sono più concentrati tra gli under 35 (circa 4 su 10), sono prevalentemente occupati (6 su 10) e possiedono un livello di istruzione più alto rispetto alla popolazione italiana (il 21 per cento laureati) e sono geograficamente più concentrati nel Sud del Paese e nelle isole (4 su 10).
La pirateria ha perso appeal tra i giovanissimi
Tra i giovanissimi (10-14 anni) la pirateria sembra perdere appeal: nel 2024 gli adolescenti che hanno compiuto almeno un atto di pirateria sono stati circa il 40 per cento, con un calo del 14 per cento del numero di atti illeciti commessi rispetto al 2023. Tra i contenuti piratati tra i giovani scendono significativamente, rispetto all’anno precedente, i film. Rimangono stabili invece i contenuti legati allo sport live e alle serie/fiction.
Lotito: “Tolleranza zero. I pirati rischiano fino a tre anni di galera”
Tolleranza zero. Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di Forza Italia, sostiene con forza l’applicazione della legge anti-pirateria. L’obiettivo? “Reprimere un fenomeno che non costituisce un reato minore, ma un fenomeno criminale organizzato, che sottrae risorse vitali allo sport, alla cultura e all’economia nazionale”. In particolare, “la Guardia di finanza ha rintracciato già 5 mila persone, con tutte le conseguenze del caso: dalla multa fino al carcere fino a 3 anni”.
Giorgetti: “La pirateria alimenta la criminalità organizzata”
Durante la presentazione dello studio Fapav/Ipsos ha parlato anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sottolineando l’importanza della prevenzione e della repressione di un “fenomeno che alimenta il circuito della criminalità organizzata”. Quella del governo è “una normativa all’avanguardia, che agisce sia contro chi distribuisce i contenuti pirata sia contro chi ne fruisce”. Per il ministro “lo sport e l’intrattenimento rappresentano settori strategici, non solo sul piano culturale e sociale, ma anche su quello economico”. Per questo “difenderli dalla pirateria significa tutelare un asset fondamentale”. Tra questi “il comparto sportivo, che genera oltre 24 miliardi di euro l’anno, pari all’1,38 per cento del Pil e occupa, alla fine, circa 400 mila persone”.