Non ha neanche compiuto trent’anni, non ha mai giocato o allenato una prima squadra, ma guiderà il Parma in Serie A. Succede a chi ha le idee chiare e mette tutto sé stesso nell’inseguire un sogno. Questo è il segreto di Carlos Cuesta, tecnico designato alla sostituzione di Chivu. Chi lo conosce lo descrive come uno speciale: «È un genio», dicono di lui. Forse anche per questo il presidente Krause, uno a cui piace scegliere profili atipici — il suo primo tecnico è stato Maresca, poi finito al Chelsea –, ha deciso di puntare su di lui, proponendogli un contratto biennale da 1 milione di euro per strapparlo all’Arsenal, dove lavora nello staff di Arteta. Ci avevano già provato un paio di squadre inglesi, Norwich e Leicester, ma Carlos aveva declinato. Diventerà il più giovane allenatore da quando la Serie A è a girone unico, ma il record assoluto di precocità rimarrà a Elio Loschi, che debuttò con la Triestina il 28 maggio 1939, a 29 anni e 9 mesi. Cuesta ne avrà compiuti 30 da pochi mesi quando ad agosto aprirà il suo campionato contro la Juventus, una delle squadre in cui si è fatto le ossa.
Età minima pe gli italiani 32 anni
Fosse stato italiano, non avrebbe potuto essere tesserato come primo allenatore. Stavolta non è una questione di poco coraggio, ma di regole. In Italia tra i requisiti per partecipare al corso per prendere il patentino Uefa Pro, quello che serve per allenare in Serie A e B, bisogna aver compiuto 32 anni. Carlos non ne ha neanche 30, ma la sua licenza l’ha ottenuta lo scorso luglio in Spagna (dove non ci sono limiti di età per partecipare al corso, come in Germania). Le verifiche effettuate in questi giorni hanno rassicurato il Parma: Cuesta è in regola. Per il suo percorso c’è chi già lo paragona a Mourinho, che pure non ha mai fatto il calciatore da alto livello. Carlos ha giocato fino a 18 anni in una squadra minore della sua città, Palma di Maiorca, poi si è trasferito a Madrid per frequentare l’Università, facoltà di Scienze Motorie, mentre tartassava di messaggi gli allenatori delle squadre giovanili di Real e Atletico. «Se hai bisogno di qualcuno che ti sistemi i coni, io sono qui», scrive su Twitter all’allenatore dell’U12 dell’Atletico, che gli risponde e lo chiama come assistente. Investe su sé stesso, viaggia per studiare i grandi allenatori: così nel 2017 conosce Arteta, all’epoca vice di Guardiola al City. Sarà lui a chiamarlo nel suo staff all’Arsenal nel 2020, dopo una tappa alla Juventus U17, scelto da Cherubini. Ai Gunners cura lo sviluppo individuale dei giocatori, con cui crea un rapporto che va oltre il campo. Tavares, oggi alla Lazio, di lui diceva: «Ci riesce a capire perché è giovane come noi». Un caso unico.
Ulivieri: “Il Parma lo sosterrà”
«Se uno è bravo, l’età non conta. — il parere di Renzo Ulivieri, presidente dell’Aiac e direttore della scuola federale — Non credo alle scommesse, il Parma lo sosterrà». Le sue idee di calcio riflettono la scuola spagnola, possesso palla e costruzione dal basso. A questo aggiunge dedizione maniacale al suo lavoro. Qualche anno fa al pallone ha dedicato una lettera che racchiude il suo pensiero: «Dedico la maggior parte della mia vita al calcio, le mie vacanze, le mie giornate. A volte questo mi ha creato frustrazione, come se mi stessi perdendo altro. Ma voglio essere radicale e dedicarmi a lui anima e corpo». A volte basta l’impegno per far avverare i sogni.