PHILADELPHIA — La Juventus scende in campo alle 18 italiane contro i marocchini del Wydad: a Philadelphia saranno le 12 e farà un caldo bestiale (attesi 37°), a cui da due giorni lo staff sanitario bianconero sta preparando i giocatori. «Il rischio di infortunio è alto», spiega il medico Marco Freschi. «Non basta bere durante la partita, bisogna cominciare a idratarsi due giorni prima». Se la Juve vince e il City non perde, i bianconeri saranno già agli ottavi: un modo per guadagnare tempo e ritrovare il miglior Koopmeiners, quello mai visto.
È pronto per tornare, Teun?
«Sì, sì sì, finalmente va meglio. Sono stato fuori altri tre mesi e chiaramente non sono al cento per cento. In questo torneo devo crescere di partita in partita».
Non si sente ancora pronto per giocare una partita intera?
«Ne ho parlato con Tudor, gli ho detto che ho ancora bisogno di tempo per crescere nella condizione ma anche perché è importante che il tendine d’Achille non mi dia più fastidio. Non so quanto ne serva ancora, ma è così».
Più andate avanti nel Mondiale più è meglio per lei, allora?
«Certo, è una bella occasione per tornare a dare una mano ai compagni ma soprattutto per vincere un trofeo con la Juve, che era il mio obiettivo quando sono venuto qui»
Ci ha raccontato come sta fisicamente, ma l’umore e il morale come vanno, dopo un’annata così difficile?
«Adesso sono più tranquillo, ma non è stata una stagione molto bella, eh, sia perché non abbiamo vinto nulla sia per come ho giocato. Non sono contento, ma ho anche avuto, com’è che si dice?».
Sfortuna?
«Esatto, sfortuna. Ma la fiducia non l’ho persa e c’è ancora una possibilità per finire alla grande».
A frenarla sono stati soltanto gli infortuni o anche il peso delle aspettative?
«Dovevo fare meglio a prescindere, questo sì, ma non è stata una stagione facile per nessuno anche perché abbiamo cambiato tanto a tutti i livelli: abbiamo cominciato con molti giocatori nuovi, poi sono cambiati allenatore e la dirigenza e questo non ha aiutato la nostra crescita. Servono tante partite per imparare quello che il mister ci chiede, per cui credo che il prossimo anno andrà meglio e già qui negli Stati Uniti lavoriamo ogni giorno per quello. Mi è mancata la continuità ma è dipeso da tanti piccoli fattori, per averla c’è bisogno di una squadra forte in cui tutti si aiutino uno con l’altro».
Fra quei fattori c’è anche il peso per essere costato quello che è costato?
«Lo so, lo so, quando ti pagano tanti soldi, per esempio 50 o 60 milioni, e la squadra non va, sei il primo a venire criticato. Io sento questa responsabilità, lo so che devo fare meglio e posso farlo: ho le capacità per giocare nella Juventus e voglio dimostrarlo».
Si sente in debito con la Juve?
«Sì, e in ogni allenamento e in ogni partita voglio dimostrare quello che valgo. Come ho detto, ho solo bisogno di un po’ di tempo, visto che il tendine ancora non lo sento al 100%. L’importante è essere al top per la prima di campionato».
Come stanno andando le cose con Tudor?
«Con questo sistema ho giocato anche nell’Atalanta. Adesso sto un po’ più avanti, mentre a Bergamo stavo un po’ più basso a centrocampo».
Cosa preferisce che Tudor le chieda di fare, nel 3-4-2-1: uno dei due centrocampisti centrali o uno dei due che stanno vicino al centravanti?
«Gioco dove l’allenatore ha bisogno, ma di sicuro in generale sono un centrocampista e non un attaccante e quindi anche quando sto più avanti, e forse Tudor vuole che stia lì, interpreto il ruolo come un centrocampista e non come un attaccante destro o sinistro o come un numero nove».