SEATTLE — Dopo aver segnato nel recupero di Inter-Urawa Reds, Valentin Carboni è corso ad abbracciare il capitano, con l’espressione del parroco a udienza dal papa. «Lautaro è un grande esempio. Posso vedere da vicino come si allena, la fame che ha. Seguo tutto quello che fa. Voglio la sua mentalità», ha detto in tv dopo la vittoria allo stadio Lumen Field.
L’asse argentina dell’Inter
A separare i marcatori interisti di serata, argentini entrambi, sono otto anni e tanti trofei. Il gallego Martínez è classe 1997. Nel 2005 è nato il tano Carboni, che in Italia è tornato alla casa ancestrale. Hanno condiviso lo spogliatoio della nazionale albiceleste, prima che nell’ottobre 2024 il mancino Valentin si fermasse per la lesione del crociato, incubo da cui è uscito l’altro ieri, con quel gol di piatto destro al minuto 92. Ma è in questo ritiro statunitense che i due hanno avuto davvero l’occasione di passare del tempo insieme.
Lautaro leader per i giovani dell’Inter
La fiaba del gigante e il bambino. Con la particolarità che il gigante non arriva al metro e ottanta, mentre il bambino è alto quattro dita in più. E a complicare la trama c’è il fatto che Cristian Chivu non abbia affidato alle cure di Lautaro solo il ventenne di Buenos Aires, ma tutti i ragazzi che ha cresciuto nelle giovanili e che si trova ad allenare in questa tournée americana.
I giovani dell’Inter
Nella rosa della Primavera campione d’Italia del 2021/22, oltre a Valentin, c’era il portiere Calligaris, anche lui aggregato alla squadra dei grandi, prima a Los Angeles, ora a Seattle. Con il tecnico rumeno sono cresciuti l’ala diciottenne Giacomo De Pieri, che Inzaghi ha lanciato in Champions contro il Monaco, il difensore Gabriele Re Cecconi, i centrocampisti Thomas Berenbruch e Matteo Cocchi. L’indicazione è la stessa per tutti: guardate come lavorano i senatori, ma soprattutto Lautaro. Uno che nel riscaldamento, quando Sommer gli para un tiro, calcia in porta la ribattuta. E che nelle partitelle in allenamento ha la stessa faccia che nei derby. Lautaro ha preso sul serio il compito e dà consigli a chi si trova nella condizione in cui era lui quando, diciannovenne, per un infortunio di Lisandro López ebbe l’occasione di mettersi in luce nel Racing.
La crescita dei fratelli Esposito
A seguire l’argentino come i pulcini con l’anatra sono soprattutto tre ragazzi che giocano in attacco, tutti scesi in campo nelle prime due partite negli Stati Uniti e in competizione fra loro per un posto in rosa nella prossima stagione: oltre a Carboni, Sebastiano Esposito, che di anni ne ha quasi 23, e suo fratello Pio, classe 2005, il pupillo del tecnico, che di lui dice: «L’ho preso a 13 anni e appena ho potuto l’ho fatto capitano». Compirà vent’anni il prossimo 28 giugno. Si augura di farlo in America, perché significherà che l’Inter sarà arrivata agli ottavi del Mondiale per club: ai nerazzurri per stare tranquilli serve una vittoria contro il River Plate, o un pari con almeno due gol per parte.
Gli attaccanti dell’Inter del futuro
Per i baby attaccanti, la tournée è un casting. Due posti sono occupati da Lautaro e Thuram. Uno è di Taremi, intrappolato in Iran dalla guerra. Se cambierà squadra, sarà sostituito da un giocatore giovane ma pronto. La quarta casella è prenotata da Bonny, che Chivu ha allenato al Parma. Un altro giovane che ha cresciuto. Ed è anche per questa sua abilità che Marotta lo ha chiamato in panchina.