SEATTLE – La musica reggaeton, il rubabandiera, gli applausi e i sorrisi. Il clima “spensierato” (copyright: Alessandro Bastoni) del ritiro interista, così diverso rispetto ai volti tesi di una settimana fa a Los Angeles, l’allenatore Cristian Chivu lo spiega così: “I calciatori hanno ascoltato i miei consigli: non ascoltate e non leggete quello che dicono di noi. Sono una squadra di campioni veri, che sanno che quel che conta è la prossima partita”. Poi la metafora, poco delicata ma chiarissima: “A volte bisogna mangiare anche un po’ di m…, bisogna masticarla bene”.
Spirito di gruppo e mentalità vincente
Quando si tratta di spiegare l’immagine così forte che ha scelto per descrivere la capacità di reazione dei suoi giocatori, Chivu dice: “Adesso basta parlare di Monaco. Abbiamo imparato a fare leva su una cosa importantissima nella vita: trovare un po’ di gentilezza, umanità, premura, che ti portano a dimenticare in fretta i momenti non belli della vita. Quando hai a che fare con un gruppo di uomini che sono sempre al tuo fianco, senza farsi troppe domande, tutto diventa più semplice. Questa squadra ha una mentalità che l’ha portata a vincere la seconda stella e a fare tre finali europee. Non bisogna guardare solo i risultati. Mi piace vedere la risposta, nonostante il momento difficile. Cercano tutti di guardare i compagni negli occhi, per fare di nuovo quel che hanno fatto”.
Una sfida decisiva contro il River
Parlando della partita che attende l’Inter, contro il River Plate alle 3 di notte di giovedì 26 giugno (ora italiana), il tecnico interista dice: “Ci aspetta una gara difficile, come le altre due. Sono avversarie che vogliono fare bella figura e che te la rendono difficile. Le squadre europee sono stanche a fine stagione. Ma nel calcio nulla è mai semplice. Bisogna essere sempre pronti”. Dopo avere pareggiato 1-1 col Monterrey e vinto per 2-1 con l’Urawa Red Diamonds, i nerazzurri vincendo avrebbero la certezza di uscire da primi nel Gruppo E. Si qualificheranno agli ottavi sia Inter sia River se pareggeranno con 2 reti a testa o più. “Il fatto che sia una partita da dentro o fuori non cambia nulla. Ci vogliono serietà e responsabilità. Dopo un pari e una vittoria, il quadro è migliorato. C’era chi dopo la prima gara era un po’ pessimista”, dice Chivu.
Giovani, nuovi arrivati e mentalità
Parlando della sua squadra, il tecnico interista dice: “Sono contento dei giovani, che alzano il livello degli allenamenti. Allo stesso modo, sono contento di tutto il gruppo, compresi i nuovi arrivati, che pure hanno ricevuto alcune critiche. Luis Henrique arriva dalla vacanza, subito a disposizione. Al 75’ mi ha detto che ce la faceva ancora, anche se non ne aveva più”. Parlando dell’approccio alla gara, Chivu dice: “Dobbiamo capire se il River si mette a specchio. Dobbiamo essere pronti a capire i momenti della partita. Bisogna imparare a capire il momento, adattandosi a quel che cercano di fare. Ma pensiamo soprattutto a noi, con la speranza di fare cento minuti di altissimo livello, che ci portino ai quarti”.
Il River e i suoi talenti
Il River Plate ha vinto per 3-1 con gli Urawa Red Diamonds nella prima gara, per poi pareggiare 0-0 nella seconda contro il Monterrey. Parlando del suo collega, che siede sulla panchina dei Millionarios, Chivu dice: “Gallardo con il River ha fatto ottimi risultati. Hanno campioni del mondo in squadra. Mastantuono fra poco lo vedremo a Madrid. Facundo l’ho avuto per qualche periodo. Voglio abbracciarlo. Il River Plate è la storia del calcio sudamericano”. Quanto al baby fenomeno diciassettenne, pronto a trasferirsi al Real Madrid, dice: “Mastantuono è un 2007. Mi piace vederlo. Mi ricorda Di Maria. Il tocco di mancino, a esagerare anche un po’. Un giocatore forte che sarà una delizia nel futuro del calcio. A Madrid sarà dura, ma farà bene”.
Il campo di Seattle non convince
Infine, Chivu ha risposto a Luis Enrique, allenatore del Psg, che dopo avere battuto i Seattle Sounders si è lamentato del prato naturale dello stadio Lumen Field di Seattle, su cui a suo dire “la palla salta come un coniglio”. Il tecnico interista, pur non elogiando certo il campo, smorza la polemica: “Siamo abituati. Anche a Los Angeles il campo non era il massimo. Dobbiamo adeguarci. Le strutture sono ottime, anche se non è l’Europa. Lo stadio è più preparato per il football americano che per il soccer. Poteva essere meglio, ma non è male”.