ORLANDO – La più subdola conseguenza dello schiaffone preso dal City non è la guancia arrossata (quello passa) ma le domande rimaste in sospeso: dopo gli schiaffoni che era stata lei a dare a emiratini e marocchini la Juventus pensava di aver trovato delle risposte, stava maturando delle certezze e l’autostima si era impennata, ma adesso molto è stato rimesso in discussione a meno che non ci si rassegni all’idea che appena il livello si alza le nostre squadre vengono ridimensionate. «Macché ridimensionati», ha minimizzato Tudor. «Loro sono da dieci anni la squadra migliore al mondo assieme al Real e possono spendere 50 o 100 milioni come gli pare»: l’ultimissima frase sembra presa da un Conte d’antan. Il sospetto è che tra il City e la Juve ci sia la stessa distanza che c’è tra la Juve e il Wydad: ecco un altro pensiero subdolo, che tormenterà nella prospettiva dell’ottavo di finale di martedì a Miami contro il Real.
Il mercato
Da almeno un paio d’anni la Juve sul mercato deve centellinare. L’operazione dell’estate è l’ingaggio del bomber canadese David (è svincolato, ma i costi collaterali toccano i 20 milioni), benedetto da Trezeguet: «La maglia della Juve è pesante, ma lui è veloce e segna», mentre il mercato in uscita è frenato dalla riluttanza di Mbangula e Weah a trasferirsi al Nottingham Forest. «La Juve mi ha deluso», ha accusato il procuratore dell’americano, «nessuno può trattarlo come una marionetta»: i due sono stati spediti in tribuna, nella speranza che si pieghino. Insomma, il mare calmo e caldo nel quale la Juve ha nuotato serena per due settimane, si è increspato di colpo, anche se Tudor ha argomenti da sfoderare: il turnover, la stanchezza, le motivazioni non ottimali. Però il senso di inferiorità è stato imbarazzante.
La centralità di Yildiz
Il risultato ha dimostrato che di Yildiz non si può fare a meno (ha fatto più lui in mezz’ora che tutti gli altri messi assieme) e neanche di Kolo Muani, però non si può dire che in campo ci fosse una Juve B, visto che Vlahovic, Koopmeiners e Nico Gonzalez sono costati 180 milioni suppergiù. Piuttosto, il serbo e l’argentino sembra che giochino con distacco, come se si sentissero tagliati fuori, anche se riflessioni più profonde andranno fatte su come sia stata la difesa a farsi tagliare fuori dal giochino preferito (e arcinoto) del City, l’imbucata in verticale per l’esterno che si inserisce in diagonale. Quattro gol su cinque sono arrivati in quel modo, come se il reparto (che per il Real rischia di perdere l’unico che se l’era cavata, Savona) non fosse stato preparato a dovere: questi sbagli, per giunta ripetuti, non c’è turnover che li giustifichi. Vale comunque la consolazione di Trezeguet: «Il vero Mondiale comincia adesso». Purché non finisca subito.