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“Con la maglia della Lazio non entri”: tredicenne respinta al ristorante. Poi l’invito a Formello

Il padre della ragazza ha raccontato quanto successo in un lido di Pescara attraverso un post sui social. I proprietari replicano: “Non siamo stati noi, vorremmo farci perdonare”

Un pranzo in famiglia dopo una pedalata sul lungomare di Pescara, una sosta davanti a un ristorante attratti dal profumo della frittura. E poi un no secco, davanti a tutti: “Non può entrare con quella maglia”. Emma, 13 anni, indossava un cappellino e una t-shirt della Lazio. Tanto è bastato — secondo il racconto del padre — per essere rifiutata dal “Lido Oriente”, storico stabilimento della riviera abruzzese. La notizia ha fatto rapidamente il giro dei social, fino ad arrivare alla Lazio, che ha scelto di rispondere pubblicamente: invitando la ragazza a Formello, “nel cuore della nostra casa”, per un incontro con squadra e staff.

Il racconto dell’accaduto

Tutto è iniziato domenica 29 giugno. “Dopo aver percorso 9 chilometri in bici, io, mia moglie e le mie figlie ci fermiamo davanti al ristorante che ci aveva attratto dal buon profumo di frittura. Notiamo subito il proprietario che ci guardava con occhi malefici e borbottava. Da lontano ci invita a spostare le bici da lì perché di colore celeste, abbiamo sorriso e mentre finivano di mettere i lucchetti alle bici, nostra figlia si avvicina all’ingresso del ristorante e il gentil uomo le dice che non può entrare nel suo locale perché indossava un cappello e la maglia della Lazio”, scrive il padre in un lungo post pubblico.

La denuncia del padre di Emma

Poi aggiunge: “Noi ancora con il sorriso ci avviciniamo e il tizio non perde tempo davanti a tutti i suoi clienti di ripetere ancora una volta, con fare da grandissimo cafone, che potevamo entrare nel suo locale solo se la bambina avesse tolto il cappello e cambiato maglia. Non merita i nostri soldi ma merita di sentire il bisogno di lavorare. Cosa ne pensate?”.

Le scuse dei proprietari

La vicenda ha suscitato reazioni immediate, commenti indignati, una pioggia di recensioni online contro il locale. Interpellata sul caso, la famiglia che gestisce il Lido Oriente ha risposto sulle colonne de Il Pescara: “In quel momento non c’era nessuno di noi, neanche mio figlio”. Il fatto sarebbe avvenuto mentre i titolari erano assenti. “Non è mai successa una cosa del genere. Mi piacerebbe poterle porgere di persona le nostre scuse, per cui se volessero venire o contattarci ne saremmo contenti”.

L’invito della Lazio

A distanza, la Lazio e il Pescara hanno deciso di far sentire la sua voce, pubblicando un messaggio ufficiale indirizzato direttamente alla ragazza. “Cara Emma, abbiamo letto la tua storia e ci ha colpito profondamente. Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto sia stato brutto sentirsi dire di non poter entrare in un locale solo perché indossavi con orgoglio il cappellino e una maglietta con i colori della tua amata Lazio. Per questo, abbiamo pensato di invitarti a Formello, nel cuore della nostra casa, per stare insieme alla squadra, allo staff e a chi lavora ogni giorno per rendere speciale questa maglia. Sarai la benvenuta perché chi ama la Lazio è parte integrante della nostra storia. Ti aspettiamo a braccia aperte”.

Anche il Pescara ha voluto dire la sua sull’accaduto: “Abbiamo appreso quanto accaduto alla vostra giovane tifosa. Negare l’ingresso in un locale della nostra città a una bambina per la sua fede calcistica è un gesto che non ha alcuna giustificazione. Cara Emma, ci dispiace per ciò che hai vissuto”.

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