MILANO – “Era impossibile rifiutare un’offerta del genere”. Impossibile dire no al triennale da 19 milioni di euro netti l’anno del Al-Qadsiah di Khobar, club ambizioso del campionato arabo, che sguazza nel petrolio del proprietario Aramco, il ramo energetico del fondo governativo dello Stato saudita. Va dritto al punto Carlos Retegui, padre del centravanti della Nazionale Mateo e oculatissima guida della sua carriera sbocciata a 24 anni, col debutto nella Nazionale italiana e col passaggio al Genoa, e proseguita in costante ascesa tecnica ed economica, fino a questo picco inatteso. Mateo a 26 anni ottiene il primo enorme contratto, lui che in Argentina non aveva mai guadagnato molto, dalle giovanili del Boca Juniors ai prestiti all’Estudiantes, al Talleres e al Tigre. In Italia erano arrivati i primi ingaggi consistenti: 1,8 milioni di euro netti l’anno.al Genoa, poco più di 2 all’Atalanta. Ma ora, con i quasi 20 annui della Saudi Pro League, guadagnerà 10 volte di più.
I mancati affari con Inter e Milan
L’impennata, di fatto, si è concretizzata in due anni, prima con la scelta di giocare per l’Italia da oriundo argentino e poi col trasferimento al Genoa dal Tigre, la squadra della regione di Buenos Aires in cui si era fatto notare, a furia di segnare, dall’ex centrocampista della Selección e di Sampdoria, Lazio, Parma e Inter Sebastian Veron, che aveva segnalato al suo amico Roberto Mancini, allora ct azzurro, quel ragazzo col fiuto del gol e col doppio passaporto grazie a un bisnonno materno siciliano (se ne sarebbe aggiunto uno paterno ligure, a certificare radici inequivocabili). Il seguito della storia è noto: in Nazionale (6 gol in 20 presenze) Mateo ha saputo trovare spazio, meritando il ruolo al centro dell’attacco anche con Luciano Spalletti ct, che lo alternava con Moise Kean. E in serie A, dopo l’ottima stagione d’esordio col Genoa (7 gol), Retegui ha sfruttato al massimo il passo successivo, l’approdo all’Atalanta, dove è diventato capocannoniere con 25 gol e non ha tremato sul palcoscenico per lui inedito della Champions League (altri 3 gol). Ora il trasferimento a Khobar, città di 400 mila abitanti della regione di Damman a est dell’Arabia Saudita in riva al Golfo Persico, segna la tappa economicamente più rilevante. Lo è anche per l’Atalanta, che incassa con i 67 milioni del cartellino una plusvalenza da 42, rispetto ai 25 pagati un anno fa al Genoa. L’approdo a Genova, per 15 milioni versati al Tigre (nel frattempo aveva acquisito la metà del cartellino dal Boca), fu anche figlio dell’affare sfumato con l’Inter, che giudicò troppo cara l’operazione. Sullo scoglio economico si stava arenando in queste settimane anche la trattativa col Milan, al quale l’Atalanta chiedeva circa 50 milioni. Il fondo petrolifero Aramco, più volte accostato all’ingresso azionario nel club rossonero, ha impedito l’arrivo di Retegui a Milano: una storia che si ripete, mentre l’Atalanta, per sostituirlo, sembra oscillare tra il suo concorrente in Nazionale Lucca dell’Udinese e il diciannovenne danese Daghim, del Salisburgo.
Il chiodo fisso del Mondiale
La preoccupazione ovvia è che in un campionato geograficamente periferico e tecnicamente inferiore rispetto ai principali tornei d’Europa l’ascesa sportiva di Retegui possa interrompersi proprio nell’anno del Mondiale e con le difficili qualificazioni che per la Nazionale, reduce da due mancate partecipazioni consecutive alla fase finale, incombono già a settembre. Il nuovo ct Rino Gattuso è stato tuttavia già indirettamente rassicurato dal calciatore. Il messaggio è chiaro: Retegui ha il chiodo fisso del Mondiale e la Nazionale diventa a questo punto ancora di più la sua motivazione a continuare il processo di miglioramento tecnico e atletico. A Bergamo alta, dove viveva, Mateo aveva la palestra in casa e lì si allenava ogni giorno con scupolo, al ritorno dal centro sportivo atlantico di Zingonia o prima di andarci. È una delle richieste fatte al nuovo club, che gli assicurerà perfette condizioni di allenamento anche nel compound di lusso in cui vivrà. Quanto al buon livello tecnico della Saudi Pro League, lo garantisce la presenza di tanti calciatori stranieri da Cristiano Ronaldo in giù: Benzema, Mané, Kessié, Kanté, Firmino, Laporte, Cancelo sono alcuni tra i nomi più illustri, col milanista Theo Hernandez prossimo all’approdo all’Al-Hilal di Simone Inzaghi.
L’incontro con Gasperini
Nella rosa dell’Al-Qadsiah, allenato dall’ex campione del Real Madrid e della Spagna Michel, ci sono veterani del calcio internazionale come l’ex Arsenal e Dortmund Aubameyang, l’ex pluricampione d’Europa col Real Madrid Nacho Fernandez, l’uruguaiano ex Cagliari Nandez e il messicano Quiñones. Mancano invece al momento nazionali sauditi di primo piano e reduci del più grande successo dell’Arabia: la vittoria al Mondiale di Qatar 2022 contro l’Argentina di Messi, che non convocava per l’abbondanza in attacco l’allora ventitreenne Retegui e che avrebbe vinto il titolo. Affiora intanto un aneddoto su un colloquio con Gasperini negli ultimi giorni di Mateo a Bergamo. L’allenatore, che ancora non aveva accettato l’offerta della Roma e stava pensando all’Atalanta, chiese al centravanti quali fossero le sue intenzioni per il futuro: “Mister, io resterei volentieri qui, perché mi trovo bene e posso giocare la Champions”, rispose il giocatore, per poi aggiungere la postilla sincera: “Vorrei solo guadagnare di più, a 26 anni e da capocannoniere”. Nessuno poteva ancora immaginare l’irrinunciabile offerta d’Arabia, che ha raggiunto Retegui a Las Vegas, dove è in vacanza. E che lo ha spinto al comprensibile sì.