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Assalto a Kean dopo Retegui, tornano le follie del calcio in Arabia

La fase sostenibile è durata poco, la Saudi Pro League cerca nuovi idoli a suon di milioni. I big della serie A tra i più ricercati

Si sono presi l’allenatore di due delle ultime tre finali di Champions e uno dei due centravanti della Nazionale, ora vogliono anche l’altro. L’Arabia Saudita ha ripreso a inondare d’oro i campionati europei, con un occhio particolare alla serie A. Per strappare all’Atalanta Retegui, l’Al-Qadsiah ha messo sul piatto 67 milioni di euro, a cui ne ha aggiunti 19 a stagione per l’oriundo. È il terzo acquisto più oneroso di sempre per i sauditi dietro a Neymar, passato dal Psg all’Al-Hilal per 90 milioni, e a Durán, pagato 77 milioni dall’Al-Nassr. L’ambizioso Al-Qadsiah, comprato nel giugno 2023 dal colosso petrolifero Aramco, ha frenato l’egemonia dei quattro principali club arabi, tutti controllati dal fondo sovrano Pif (Al-Nassr, Al-Hilal, Al-Ittihad e Al-Ahli).

L’Al-Hilal di Inzaghi vuole Kean

Poche settimane fa voleva anche Kean, che non si è fatto sedurre. Ora però il viola ha ricevuto un’altra chiamata dall’Al-Hilal di Inzaghi, che ha chiesto e ottenuto Hernandez (stipendio da 20 milioni), ha messo gli occhi su Ederson e continua a inseguire un centravanti: il tentativo per Kean nasce dopo il no di Osimhen, che spinge per andare al Galatasaray (per lasciarlo partire il Napoli non scende sotto la richiesta di 75 milioni). Un’alternativa può diventare anche Vlahovic, e non è escluso un nuovo tentativo per Çalhanoglu o anche per Bastoni e Barella, che già hanno declinato proposte dai 20 ai 30 milioni.

L’Arabia si prepara al dopo Cristiano Ronaldo

L’iperattivismo dei club sauditi sul mercato si spiega con l’agitazione seguita alle dichiarazioni degli ultimi mesi di Cristiano Ronaldo, per cui l’addio al calcio si avvicina. Il portoghese ha appena firmato un rinnovo biennale con l’Al-Nassr da oltre 200 milioni a stagione, ma i vertici sportivi sauditi si preparano a quello che verrà dopo. CR7, ambasciatore del Paese nel mondo, da solo rappresenta oltre la metà della visibilità globale del calcio in Arabia. Con ogni probabilità, dopo il ritiro, continuerà a fare da testimonial per il Mondiale del 2034. Nel frattempo, il campionato del regno deve mantenersi su alti livelli e trovare nuovi idoli, capaci di sostenere la narrativa di progresso promossa dal principe Mohammad bin Salman Al Sa’ud.

Un nuovo periodo di spese folli dopo la sostenibilità dell’anno scorso

La nuova politica di spese folli segue un 2024 in cui, all’opposto, il calcio saudita ha cercato di virare verso una gestione più sostenibile: attrazione di capitali stranieri per lo sviluppo dei club meno noti, investimenti in giovani under 24 e un tetto massimo di dieci stranieri per squadra, di cui almeno due nati dopo il 2003. Una svolta razionale durata poco, di fronte all’evidenza — rilevata da agenzie londinesi — che per far parlare di sé, la Saudi Pro League ha bisogno di grandi nomi. Anche perché le partite, dentro e fuori dal Regno, le guardano in pochi. La media del campionato 2024-25 è stata di appena 8.000 spettatori a gara, nonostante i prezzi bassi. E i diritti tv internazionali valgono poco più di zero.

Saudi 2034, un piano da 600 miliardi di dollari

Il mega-piano «Saudi 2034» prevede un investimento di 600 miliardi di dollari, tre volte il costo del Mondiale in Qatar, e punta a rivoluzionare trasporti, turismo e infrastrutture: 11 nuovi stadi, 4 ristrutturati, 134 centri di allenamento e un impianto da 92mila posti a Riad, intitolato a Bin Salman. Ma il vero banco di prova sarà il rispetto dei diritti umani. Amnesty International denuncia un numero record di condanne a morte (345 nel 2024), senza adeguate garanzie processuali. La Fifa è criticata per la scarsa trasparenza sui diritti dei lavoratori nel Regno, e la condizione femminile resta un nodo irrisolto.

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