Questo sito contribuisce alla audience di
 

Davide Nicola: “Dal dolore ho imparato a compiere imprese”

Il tecnico della Cremonese specializzato in missioni impossibili e la nuova sfida salvezza: “Ma non dite che sono un collezionista”

Davide Nicola si presenta al campo d’allenamento col piglio di sempre. Capelli lunghi, barba di due giorni, t-shirt scura senza logo. E una missione: salvare la Cremonese neopromossa.

La chiamano “collezionista di salvezze”. Ci risiamo.

“Io ascolto tutti, ma non sono collezionista di niente. Credo invece di essere un professionista serio, molto ambizioso. Non ho mai fatto imprese, sono sempre stato un attore fra gli altri. Ho lavorato con gente che, come me, ci ha creduto, questo sì”.

Quindi, anche se non le piace chiamarla così, si prepara all’ennesima impresa.

“La salvezza è il risultato di un percorso di un anno. Non bisogna cascare nella trappola: se perdi due partite ti danno per spacciato, se fai cinque punti ti dicono che sei salvo. Credere a questo genere di narrazione è il miglior modo per non raggiungere l’obiettivo. Servono tenacia e una voglia matta di salvarsi”.

Le altre salvezze le ha dedicate a suo figlio Alessandro, mancato a 14 anni.

“Luis Enrique, che ha perso una figlia piccola, in poche parole ha detto tutto: la vita è una continua sorpresa, ti mette di fronte a situazioni che mai avresti immaginato, e non possiamo controllare tutto. Dobbiamo essere grati per qualsiasi cosa accada, che ci piaccia o no, perché tutto può contribuire a renderci persone migliori. La gratitudine è il segreto della vita”.

Ha mai parlato con Luis Enrique?

“No, e penso che se ci incontrassimo non servirebbero parole. Ci basterebbero un abbraccio e uno sguardo. Con gli occhi puoi creare legami, incendiare un interlocutore o esprimere gratitudine”.

Lei ha un idolo professionale?

“Seguo tanti allenatori passati e presenti, compreso Carlos Cuesta, giovanissimo tecnico del Parma. Se devo sceglierne due dico il professor Scoglio, che aveva idee moderne, e Gigi Simoni, un gigante”.

Cosa le piaceva di Simoni?

“Sapeva osservare il calcio e le persone. Si rapportava con lo stesso rispetto ai veterani e ai giovani. Era educatissimo ma diretto. Dava fiducia e pretendeva responsabilità”.

Lei è così?

“Cerco di essere anche così, sì. Ma analizzare se stessi non è facile. In ciascuno di noi ci sono tante cose”.

In lei c’è altro oltre al calcio?

“Sono appassionato di immobili storici. Amo il ciclismo, l’ho dimostrato quando ho fatto 1.300 chilometri in sella per festeggiare la salvezza del Crotone. E mi piacciono i libri”.

L’ultimo che ha letto?

“Elogio dell’ignoranza e dell’errore, di Gianrico Carofiglio. Bellissimo. Un manifesto contro la fobia per il fallimento. Tutte le più grandi scoperte sono nate da errori. Sbagliare è determinante per scoprire chi sei, e spesso ti aiuta”.

Nello staff di una squadra di calcio ci vuole lo psicologo?

“Certo. E sono preziosi il coach della performance, i consulenti di comunicazione social, gli esperti del sonno. Nessuno è di troppo. I giovani hanno bisogno di tutto”.

Che padre cerca di essere per i suoi figli?

“Spero che un giorno penseranno che non fosse possibile amarli più di quanto li ho amati io. So che è una grande presunzione. Non mi serve che lo dicano, basta il pensiero”.

E a loro cosa chiede?

“Mi auguro che riescano a cogliere la meraviglia della vita, col giusto impegno. Quello che ha passato la nostra famiglia ci insegna che nessuno ti regala nulla, se non sei disposto a fare cose incredibili”.

Nel 2008 ha ottenuto il patentino Uefa Pro a pieni voti. Con quale tesi?

“L’unica certezza che ho nella vita è il dubbio, e la tesi partiva da una domanda: Leader si nasce o si diventa?”.

In diciassette anni, ha trovato la risposta?

“Leader lo sei e lo diventi. Devi conoscerti, ma al tempo stesso sorprenderti e imparare. Devi accettare il tuo carattere, apprendere dalle situazioni e dalle persone, migliorarti nella comunicazione e nell’organizzazione, rallentando quando le cose vanno troppo veloci e dedicare tempo a chi lo merita. Le mie vittorie sono arrivate così”.

Con la Cremonese incontrerete subito il Milan.

“Pensare al calendario e alla classifica serve solo a perdersi d’animo. Noi, al contrario, dobbiamo fare punti su quelli che si perdono d’animo”.

Vi siete sentiti con Stroppa, che ha portato la Cremonese in serie A?

“Voglio chiamarlo, ma per chiacchierare del più e del meno, non della squadra e dell’ambiente. Quando arrivo in un posto nuovo, voglio farmi un’idea tutta mia”.

I tifosi fanno i loro calcoli. Negli ultimi anni ci si è salvati con meno di dieci vittorie.

“Al primo anno in serie A la cosa più semplice che puoi fare è perdere le partite. Per evitarlo, non ci sono formule magiche. Servono idee, lavoro, consapevolezza”.

Enzo Maresca, dopo la promozione col Leicester, è stato chiamato al Chelsea. Pensa di meritare un’occasione in un grande club?

“Non mi importa. Rientra fra le cose che non posso controllare, per cui non spreco energie. È inutile confrontare il percorso personale con quello di altri. La mia missione adesso è salvare la Cremonese. Forse non vivrò l’esperienza di una corsa scudetto, ma pochi hanno conosciuto le emozioni che ho vissuto io”.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

France not favourites for Women's Euros, says Cascarino

Gio Lug 17 , 2025
Delphine Cascarino does not believe that France are favourites for the tournament, despite their strong start.

Da leggere

P