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Napoli, maglia con refuso: “Sbaglia solo chi lavora, nessun ritiro”. E le vendite aumentano

Sulla casacche per la nuova stagione la dicitura “Autenthic” presenta la acca al posto sbagliato. Valentina De Laurentiis, responsabile del marketing: “Renderà le nostre divise ancora più umane”

Dimaro – La gaffe è diventata subito virale sul web, con commenti ironici e in qualche caso anche severi. Sulle nuove maglie del Napoli, ancora più ricercate per il ritorno sul petto dopo due stagioni dello scudetto, compare infatti per un vistoso errore la dicitura “Autenthic”, con la lettera acca stampata al posto sbagliato. Ma il club azzurro, che da cinque anni produce in autonomia le proprie divise da gioco e tutta la sua linea d’abbigliamento, non ne ha fatto un dramma. Parola di Valentina De Laurentiis, la figlia del presidente, che è al vertice del settore marketing e con il direttore generale Tommaso Bianchini sta facendo crescere in maniera esponenziale il fatturato societario.

Tanti soldi incassati proprio grazie alle maglie difettose

Mezzo milione incassato in un giorno proprio grazie alla vendita delle maglie “difettose”, che non saranno tolte dal mercato. “Quest’avventura è la più stimolante che abbia mai vissuto, anche se comporta un’enorme dose di rischio, come accade in ogni grande progetto”, ha spiegato Valentina De Laurentiis. “Una volta concluso il processo creativo, infatti, tutta la responsabilità della produzione e della distribuzione è nelle nostre mani. La nostra business unit merchandising, di fatto, è una start-up. E come tutte le realtà giovani, ogni giorno affronta sfide e difficoltà di ogni tipo: dai difetti di produzione alle calamità naturali, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Poi, ovviamente, può capitare che sbagliamo anche noi. Succede, e non solo alle realtà più giovani. Ieri è diventato virale un refuso presente sul logo di certificazione di autenticità delle maglie home e away appena lanciate, e che è presente anche sulle divise dei portieri. Potrei cercare scuse, o correggerlo nel resto della produzione. Ma invece preferisco lasciarlo così com’è, trasformandolo in un’occasione per lanciare un messaggio: chi lavora può inciampare. L’importante è trovare subito una soluzione, se possibile, o trarne un insegnamento. Quel refuso renderà le nostre divise ancora più “umane” e forse, in un certo senso, uniche. Vorrei che diventassero quasi un messaggio ai più giovani, che spesso hanno paura di agire e di mettersi in discussione per il timore di trovarsi di fronte a un patibolo, spesso virtuale”. Da una gaffe nascerà una opportunità, insomma. Per la felicità dei collezionisti.

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