Roma – Sognare ad occhi aperti, con una consapevolezza nuova e forte. È il giorno che le ragazze col pallone aspettano da sempre, la notte che può riscrivere le loro storie. C’è il traguardo lì, oltre l’ostacolo più alto possibile, l’Inghilterra campione in carica e vicecampione mondiale. La finale europea, a cui l’Italia non arriva da 28 anni, due precedenti datati 1993 e 1997, quando il torneo era a otto squadre, ora sono sedici. È difficile, certo, ma le azzurre stasera a Ginevra (ore 21, Rai1) sono sfavorite e possono giocare libere. Poi, a ben vedere, una vittoria l’hanno già ottenuta. Dopo il Mondiale in Nuova Zelanda (2023), The Athletic le definì «la più grande delusione del calcio femminile europeo». Questa semifinale, insomma, è già un segnale. A cui si aggiunge il rinnovato entusiasmo: tanti tifosi attesi in Svizzera, altrettanti davanti la tv (e al Maxxi di Roma la partita sarà visibile su un maxischermo).
Girelli cerca il gol 400 in carriera
«Aver restituito alle bambine speranza e voglia di diventare come noi è la nostra vittoria, supera trofei e medaglie», dice Cristiana Girelli, decisiva con una doppietta ai quarti con la Norvegia e a caccia del gol 400 in carriera (è a 399). «Abbiamo le armi per vincere», la carica del ct Soncin. In conferenza stampa parla estendendo a sé stesso il femminile, una nuova forma di identificazione in un gruppo mai così solido, che canta insieme attorno a una cassa Rino Gaetano e Raffaella Carrà. Nell’ultimo incrocio, marzo 2024, l’Inghilterra ha vinto 5-1, «ha esperienza, gioca in verticale e attacca bene lo spazio. Noi saremo aggressivi», la ricetta del ct.
Vigilia agitata per le inglesi
Inglesi che hanno vissuto una vigilia agitata. La centrale Jess Carter, bersaglio di insulti razzisti, è stata costretta a chiudere i suoi canali social: «Dall’inizio del torneo – si sfoga – subisco attacchi. Li accetterei per le mie prestazioni, non per il mio aspetto o l’etnia». Per protesta, le Leonesse non si inginocchieranno prima del fischio d’inizio (un gesto che normalmente fanno). Sono fragili in difesa ma temibili in attacco, e in panchina hanno Sarina Wiegman, ct olandese che ha vinto due Europei con due selezioni diverse (Olanda 2017, Inghilterra 2022), vicina di recente anche alla Nazionale maschile.
Cabrini: “Dobbiamo ribattere colpo su colpo”
«Dobbiamo giocare alla pari, ribattendo colpo su colpo. Non possiamo chiuderci in difesa, bisogna attaccarle e provare a metterle in difficoltà. Con coraggio, a viso aperto», spiega Antonio Cabrini, eroe di Spagna 1982 che le ragazze le ha guidate da cittì dal 2012 al 2017. Rispetto a quegli anni tante cose sono cambiate, ma alcune protagoniste dell’epoca sono ancora in squadra: «Le mie ragazze, Girelli, Bonansea, Giuliani e non solo, sono state bravissime a dare l’esempio alle nuove leve. Questa è la chiave del successo della Nazionale», sottolinea con orgoglio Cabrini. Ma se deve fare il nome della calciatrice decisiva, l’ex ct non ha dubbi: «Manuela Giugliano, interpreta il gioco come piace a me».
Il gol al 90’ alla Norvegia ha cambiato le cose
Aiuterà pure il nuovo spirito delle azzurre, negli ultimi anni schiacciate dal peso dei quarti raggiunti ai Mondiali 2019, un’epifania rumorosa non semplice da sostenere. Stavolta sembra diverso. La vittoria allo scadere con la Norvegia fotografa una crescita anche nella convinzione. «Il nostro sogno è raggiungere la finale, vogliamo realizzarlo», detta Soncin. Senza paura ragazze, il tesoro è lì che vi aspetta.