Quei riccioli d’oro mossi dal vento che da Fiesole soffia sullo stadio di Firenze — che tante ragazze avevano fatto innamorare negli Anni 80 — sono il primo ricordo che scorre con le lacrime di una tifoseria scossa dalla scomparsa di Celeste Pin. Sette anni dopo Davide Astori, la Fiorentina piange un altro capitano. Un’altra tragedia, anche se le circostanze sono completamente diverse. L’ex difensore si è tolto la vita a 64 anni: ieri è stato trovato impiccato nella sua casa di Careggi. La squadra mobile e la scientifica, allertate da un parente, non hanno trovato biglietti. Negli ultimi mesi Pin stava lavorando come agente immobiliare, apparendo comunque nelle tv locali e intervenendo nelle radio sportive per non perdere il legame con il viola.
La carriera di Celeste
Colore che a 21 anni lui, trevigiano di Colle Umberto, nell’estate del 1982 dovette assorbire in fretta perché di tempo da perdere non ne aveva: arrivato dal Perugia, era stato scelto dal presidente Pontello per sostituire Vierchowod nella squadra che poche settimane prima aveva perso uno scudetto all’ultimo turno tra feroci polemiche arbitrali. E per giocare al fianco di Passarella: una coppia di centrali in cui la tenacia dell’italiano si fuse alla classe dell’argentino. Rimase in Toscana nove stagioni, Pin, toccando allo stesso tempo cielo e inferno per la finale di Coppa Uefa del ’90 raggiunta e poi persa contro la Juve. E che lo vide protagonista di un litigio con Casiraghi dopo un duro scontro in area. Fascia di capitano al braccio, scudiero di Baggio, lasciò i viola l’anno seguente (268 partite e 6 gol) per chiudere la carriera tra Verona e Siena.
Celeste Pin, il ricordo degli ex compagni di squadra
Tra il cordoglio del club, della sindaca Funaro, del governatore Giani e del mondo del calcio, il dolore e lo sgomento degli ex compagni di squadra. «Sono arrabbiato, non doveva farmi questo — lo sfogo di Ciccio Graziani — abbiamo giocato insieme e sono stato anche suo allenatore. Se aveva un problema avrebbe dovuto parlarmi. Ci eravamo sentiti a giugno, era sereno come sempre. La vita è la cosa più preziosa che ognuno di noi ha, in tanti saremmo corsi in suo aiuto». Per cinque anni ha condiviso lo spogliatoio anche con Alberto Di Chiara. «È inspiegabile. Perdo un amico vero, qualche estate fa abbiamo fatto le vacanze insieme con le rispettive famiglie. Celeste proteggeva la sua vita privata (lascia tre figli, ndr) e amava scherzare. Da giovane gli cantavo “Lode a te, Celeste Pin”. Poi, con i primi cellulari, lo prendevo il giro per via del codice pin». Era uno stopper vecchia maniera, ruvido e tempestivo, ma per il pallone ora non c’è spazio. «Nella chat degli ex viola — racconta Giovanni Galli — l’unica cosa che ci stiamo chiedendo è “Perché?”. Siamo distrutti, per me era una persona di casa, quando arrivò a Firenze veniva spesso a cena da me».
La Fiorentina e il minuto di silenzio per Pin
Si sentiva un fiorentino vero, orgoglioso della “c” aspirata acquisita che si mescolava all’inflessione veneta. Seguiva con passione una scuola calcio e praticava il calcio camminato. Anche Stefano Pioli, oggi tecnico della Fiorentina, ha giocato con Pin. Ieri, prima dell’allenamento, insieme ai giocatori, allo staff e alla dirigenza ha dedicato un minuto di silenzio all’amico scomparso. Senza quei riccioli d’oro da scompigliare, anche il vento si è fermato.