Basilea – “È stato di gran lunga il miglior Europeo femminile della storia!”. Nadine Kessler, direttrice del calcio femminile della UEFA, analizza questo Europeo svizzero poco prima della finale tra Inghilterra e Spagna. L’ex campionessa tedesca parla anche delle sfide future del suo sport.
Cosa l’ha colpita di più di questo Euro 2025?
“Vedere ancora una volta l’entusiasmo che il nostro sport è in grado di suscitare, il modo in cui riesce a conquistare il cuore di così tante persone. In Svizzera, un Paese in cui il calcio femminile non è tradizionalmente molto radicato, ma anche in tutta Europa. È una novità assoluta per noi vedere così tanti tifosi seguire la loro nazionale. Siamo molto felici di queste folle e di questi stadi pieni. Ma anche del livello di calcio che abbiamo visto durante questo torneo, le partite sono state emozionanti. Onestamente, a volte è stato complicato dal punto di vista nervoso per me, con partite tese che mi hanno fatto andare a letto tardi la notte (ndr: sorride)”.
Avete quasi raggiunto l’obiettivo dichiarato di avere tutti gli stadi esauriti. È un chiaro segnale dello sviluppo del calcio femminile?
“Riempire uno stadio durante la partita di apertura, durante la finale o per le partite della nazione ospitante è abbastanza facile. Durante gli Europei 2022 in Inghilterra, l’affluenza media negli stadi, escluso il paese ospitante, era di 14.000 spettatori. Qui raggiungeremo le 21.000 unità. Per me questo è il segno più evidente della crescita. I tifosi provenienti dall’estero hanno acquistato circa 233.000 biglietti per sostenere la loro squadra in Svizzera! Abbiamo raggiunto molti record, ma ciò che conta è l’interesse per il gioco.
Come giudica la Svizzera come paese ospitante?
“La Svizzera è stata un’ospite perfetta. Non sono svizzera, ma mi sono commossa più volte osservando il legame tra le giocatrici e il loro Paese. E vedendo anche tutti i talenti che sono emersi. Molte di queste giocatrici non avevano mai giocato a un livello così alto e hanno realizzato prestazioni incredibili. La Svizzera e il calcio femminile sono perfettamente in sintonia. È ciò che il vostro Paese ha dimostrato al mondo. Ed è molto commovente aver potuto sentire le persone così eccitate ed entusiaste della loro nazionale”.
Cosa c’era di diverso rispetto alle altre edizioni?
“La differenza più grande, secondo me, è il grado di interesse del pubblico. Durante gli ultimi Europei in Inghilterra, solo il 17% dei tifosi proveniva da altri paesi, mentre quest’anno la percentuale è più che raddoppiata. La copertura mediatica è stata eccellente e gli ascolti televisivi supereranno i 500 milioni di telespettatori. Pochi eventi sportivi hanno una portata simile! Come ex giocatrice (ndr: campionessa d’Europa 2013), sono anche stupita dal fatto che il pubblico parli di calcio femminile, analizzi le prestazioni delle giocatrici, le loro caratteristiche, ecc… Non era così quando sono entrata a far parte della UEFA e ho seguito gli Europei 2017. È il miglior complimento che si possa ricevere. Guardate, mi viene la pelle d’oca solo a parlarne (ndr: mostra il braccio). Durante la mia carriera, questa mancanza di riconoscimento è stata la cosa più difficile da sopportare.
È stato il miglior Euro femminile della storia?
“Sì, è stato di gran lunga il miglior Europeo femminile della storia! Gli svizzeri possono essere davvero orgogliosi. Lo dimostrano i numeri. Lo dimostrano anche le emozioni trasmesse. Non ho alcun dubbio che la Svizzera capitalizzerà su questa eredità. E questo Europeo darà impulso a diversi paesi europei e ai loro campionati nazionali”.
Diversi paesi erano alla loro prima partecipazione al torneo, altri sono andati oltre le aspettative. Cosa ci dice questo dello sviluppo in Europa?
“È positivo che ci siano state due squadre esordienti agli Europei, con il Galles e la Polonia che hanno segnato i loro primi gol e punti. Nella top 20 europea, il divario tra i livelli si sta riducendo sempre di più. Spero che ciò sia anche legato all’introduzione della Nations League e al suo nuovo sistema di qualificazione”.
Paesi come la Turchia, la Croazia o la Serbia, presenti agli Europei maschili, sono assenti dagli Europei 2025. C’è un potenziale nell’Est?
“Certamente, e lavoreremo molto duramente per sviluppare il calcio femminile anche in questa regione. È vero che le squadre presenti agli Europei femminili sono diverse da quelle degli Europei maschili. Ma ci sono anche squadre dell’Est che hanno partecipato regolarmente, come la Russia. Ucraina, Repubblica Ceca e Serbia si sono quasi qualificate per gli Europei 2025. Molti paesi stanno migliorando e investendo di più”.
Nonostante il successo di pubblico e mediatico, la UEFA prevede perdite comprese tra i 20 e i 25 milioni di euro per questo Euro 2025. Come lo spiega?
“Preferisco parlare di investimenti piuttosto che di perdite. Perché se non avessimo deciso di aumentare il montepremi del 156%, il torneo sarebbe stato redditizio. Volevamo restituire più soldi alle federazioni, alle giocatrici e ai club. E questa cifra, compresa tra 20 e 25 milioni, sarà inferiore al previsto, grazie agli ottimi risultati della biglietteria e ai guadagni in termini di efficienza operativa. Insisto, si tratta davvero di un investimento da parte della UEFA, affinché il gioco si sviluppi e si possa parlare di ritorno sull’investimento in un secondo momento”.
Cosa pensa del torneo dell’Italia?
“La prestazione dell’Italia è stata a dir poco entusiasmante. Le ragazze hanno dimostrato disciplina tattica, incredibile resilienza e grande passione: è stato affascinante da vedere. In difesa sono state molto solide e hanno offerto anche momenti di brillantezza in attacco, come il gol di Bonansea in semifinale e quelli di Girelli contro la Norvegia nei quarti di finale. Non riuscire a raggiungere la finale dopo aver subito un gol nei tempi supplementari della semifinale è stato davvero un peccato, ma la loro prestazione ha gettato solide basi per il futuro. Hanno conquistato il cuore di molti italiani, lo si è percepito chiaramente”.
©La Tribune de Genève/Lena*
*LENA sta per Leading European Newspaper Alliance. Ne fanno parte, oltre a Repubblica, Die Welt, El Pais, Le Figaro, Le Soir, Tages-Anzeiger e La Tribune de Genève