Uno accanto all’altro, al centro della difesa del Milan. Filippo Galli andava a vedere giocare Franco Baresi, poi in rossonero è stato sua spalla fedele. Come un sogno che si avvera. Insieme hanno vinto tutto: cinque scudetti, quattro Supercoppe, tre Coppe dei Campioni e tanto altro. «Era un calciatore straordinario, il più forte con cui ho giocato», dice Filippo, che conserva un rapporto speciale con Baresi, operato per l’asportazione di un nodulo ai polmoni.
Galli, sapeva del problema di salute di Baresi?«Mi avevano detto che in questo periodo non stava bene, ma non conoscevo i dettagli. Franco è uno riservato. Per rispetto, non l’ho cercato fino a ieri».
Quando il Milan ha reso noto l’intervento a cui è stato sottoposto.«Gli ho scritto che gli sono vicino e che lo abbraccio in questo momento complicato».
Non ha indagato oltre?«No, perché lo conosco bene: non vorrebbe clamore attorno a questa storia».
Che cosa rappresenta Baresi per il Milan?«Quando penso a lui mi viene in mente L’attimo fuggente, il film in cui Robin Williams interpreta un professore per cui gli studenti declamano “Capitano, mio capitano” salendo sui banchi. Io faccio mia questa ode per Franco. Al di là di Rivera e Maldini, per i milanisti è lui il capitano per eccellenza, il simbolo del Milan. È storia».
Che messaggio vuole mandargli?«Con ogni respiro e goccia di sudore ci ha portato fino all’impossibile, perché con lui accanto nulla era davvero impossibile. Chi ama i colori rossoneri non può che dirgli forza capitano, guarisci presto!».
Si sente la sua emozione.«A Franco voglio davvero bene».