MILANO — Di primo acchito la svolta parrebbe storica. Categoria privilegiata per definizione, i calciatori che dalla prossima stagione stipuleranno un nuovo contratto dovranno assoggettarsi al taglio dello stipendio, se retrocederanno dalla serie A alla serie B: guadagneranno il 25% in meno e non potranno appellarsi al loro sindacato, perché la nuova norma è stata pattuita proprio dall’Aic con la Lega di Serie A, cioè con i datori di lavoro, nell’accordo collettivo di categoria firmato ieri e che avrà durata quinquennale (altre novità: l’abolizione dei limiti ai bonus variabili, i premi collettivi a obiettivo contrattabili fino ad aprile, l’autorizzazione obbligatoria dei club alle attività imprenditoriali degli stipendiati, le clausole disciplinari più stringenti).
Come cambia la norma sugli stipendi dei calciatori
Storica ha appunto definito l’intesa il presidente della Lega di A, Ezio Simonelli: «Sia per il merito sia per il metodo, sviluppato nel tempo con responsabilità e visione comune». Umberto Calcagno, presidente dell’Aic, ha sottolineato la virtuosa presa di coscienza: «Premesso che il taglio arriva d’ufficio solo se non c’è stato un accordo preventivo tra il calciatore e il club, è giusto venirsi incontro: è normale che in serie B non si guadagni come in A». Non è detto, in sostanza, che lo stipendio non possa restare lo stesso o subire un ritocco minimo, per libera contrattazione, anche in caso di retrocessione. Però, dal 2 settembre, le società declassate avranno un salvagente finanziario in più oltre al noto paracadute (dai 10 ai 25 milioni di euro, a seconda del numero di stagioni giocate dai club in A nelle ultime quattro). Un soccorso contro la drastica diminuzione dei ricavi: l’Empoli, ad esempio, è passato dai 30 milioni di introiti per i diritti tv agli attuali 1,5.
Come si fanno oggi i contratti dei calciatori
A scavare un po’, emergono tuttavia le molte perduranti contraddizioni del sistema. I club piccoli e medi stipulano spesso un doppio contratto pluriennale, che già prevede il ribasso se la squadra scende di categoria. E la nuova norma non riguarda i grandi club, praticamente estranei all’ipotesi retrocessione, né tantomeno i calciatori più ricchi.
Monte ingaggi serie A: la distanza tra big e piccole
Nel 2024-25 era abissale la differenza del monte ingaggi tra Inter (141 milioni), Juventus (108), Roma (89) e Napoli (82) e il quartetto Lecce (21)-Empoli (20)-Venezia (19)-Verona (18). Senza contare le spese in crescita per gli agenti (226 milioni nel 2024, inclusi intermediari spesso oscuri) e la costante necessità di andare a caccia di denaro fuori dall’Italia (vedi il progetto di Milan-Como in Australia durante la chiusura di San Siro per le Olimpiadi invernali). Denaro che poi viene in larga parte destinato agli stipendi e alle commissioni.