Non doveva finire così, ma è finita. Gigio è uscito dal gruppo, il Psg chiude la porta e non gli restituisce le chiavi. Il calciomercato consuma un altro dei suoi strappi. Violenti, come quello di Donnarumma. Tagliato per futili motivi – assicura Luis Enrique che il suo successore Chevalier è più forte con i piedi – che in verità mascherano il mancato accordo sul rinnovo. Sono strappi alla Temptation Island, come quello di Lookman e l’Atalanta: lui che sparisce in Algarve all’ora del tramonto. Strappi dolenti dentro gabbie dorate e senza un’ipotesi di fuga, vedi Vlahovic e la Juve; silenti e in attesa del crash, occhio a quello che succederà a breve tra Pellegrini e la Roma.
Quando Rossi, Tardelli e Gentile dissero no a Boniperti
Infinite le combinazioni, inevitabile il risultato. Si va allo scontro. E’ sempre successo. Ancora luccicanti della gloria del Mundial 1982, gli eroi di Spagna Pablito Rossi, Marco Tardelli e Claudio Gentile, rifiutarono il contratto che gli offriva il presidente della Juventus, Giampiero Boniperti. Eresia in casa Fiat. Fino ad allora, chini e grati, i calciatori della Juventus avevano sempre firmato in bianco, accettando tutto. Tardelli sfidò Boniperti: “Perché noi campioni del mondo dobbiamo guadagnare la metà di Platini e Boniek?”. Boniperti la prese malissimo, si sentì offeso. I tre vennero messi fuori squadra, saltarono il debutto di Coppa Italia contro il Catania. Intervenne Gianni Agnelli, accontentò (in parte) i calciatori e sistemò le cose.
Lotito e il pugno duro con Pandev e Ledesma
Erano altri tempi, si scendeva a patti. Oggi i calciatori forzano la mano. E si danno malati, causa stress. Come fece l’estate scorsa Koopmeiners, che aveva rotto con l’Atalanta e voleva la Juventus. L’olandese non si presentò agli allenamenti e mandò tre certificati medici nel giro di pochi giorni. Che la farsa sia con voi. L’ultimo ad andare, davvero, allo scontro totale fu Lotito, che una decina d’anni fa mise fuori rosa Pandev e Ledesma. La colpa? Avevano rifiutato di rinnovare il contratto. La querelle finì in tribunale. Pandev ottenne lo svincolo dalla Lazio e il risarcimento, Ledesma venne reintegrato.
Il braccio di ferro tra Osimhen e De Laurentiis
La disciplina più di tendenza alle Olimpiadi del Calciomercato è sempre il braccio di ferro. Conflitto logorante quello dell’anno scorso tra Osimhen e De Laurentiis, con velleità da musicarello 2.0 e sfumature da “buddy movie” dove alla fine i due amiconi rotolano nel fango. Sembrava Arabia, poteva essere Parigi, invece fu Galatasaray. Nell’estate del 2009 il destino dell’Inter si decise nell’operazione che portò Ibra a Barcellona e Eto’o all’Inter. Volarono gli stracci, si sparse molto veleno. Più di recente, sempre in casa nerazzurra, la battaglia tra Icardi e il club si è snodata sui social. Una volta Maurito postò un urlo degno di miglior causa: “Freedom!”. Dai, su, un po’ di pudore.
Conte e l’sms a Diego Costa
Ai tempi del Chelsea, Antonio Conte, prima di cominciare la preparazione estiva, scrisse un sms all’attaccante Diego Costa: “Non sei nei miei piani”. Della serie: vedi tu che fare. Quello prima sparì, poi accusò il Chelsea di mobbing, infine si accasò all’Atletico Madrid. Salto indietro nel tempo: giugno 1989, Maradona si è accordato con il Marsiglia, Bernard Tapie lo aspetta a braccia aperte. Dicono che Diego sia pazzo di Stefania di Monaco – chissà, la vicinanza forse può aiutarlo nel suo intento – pretenda più soldi, ci sta, e una villa sul mare, fatto; la verità è che è stanco di Napoli. In città scoppia il finimondo. Ferlaino non risponde alle telefonate di Tapie, allontana i procuratori di Diego, ripara a Capri, scende in trincea e si barrica. Resiste. E alla fine ottiene ciò che vuole. Maradona resta a Napoli, tutti felici e scontenti.