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Il “Cobra” Aboukhlal, un fantasista tutto dribbling e preghiere per il Torino di Baroni

La storia dell’olandese-marocchino acquistato dai granata, che ha ereditato i geni della mamma velocista e mette la religione al primo posto. Nel 2023 si rifiutò di partecipare a una manifestazione contro l’omofobia

Zakaria Aboukhlal è famoso per due motivi: la straordinaria velocità con la quale fila via ai terzini e la sua rigida fede islamica, che lo ha portato agli onori della cronaca più di una volta. La più nota risale al maggio del 2023, quando si rifiutò di scendere in campo con una maglia dai colori dell’arcobaleno nella giornata che la Ligue 1 aveva dedicato alla lotta contro l’omofobia, giustificandosi poi in questo modo: “Nutro il massimo rispetto per ogni persona, indipendentemente dalle sue preferenze personali, dal sesso, dalla religione e dalle origini. Il rispetto è un valore a cui tengo molto. Si estende agli altri, ma include anche il rispetto per le mie convinzioni personali. Ecco perché non credo di essere la persona più adatta a partecipare a quella partita”.

Aboukhlal, un musulmano osservante tra accuse e pregiudizi

Di sicuro Aboukhlal, detto il Cobra per la famelica rapidità con cui si avventa sul pallone (di conseguenza, festeggia i gol mimando un cobra), ha sempre messo la religione al primo posto: è rigidamente osservante, ha fatto il pellegrinaggio alla Mecca assieme a Mazraoui dello United, marocchino e olandese come lui, ha guidato la preghiera nella Grande Moschea di Amsterdam e anche sui social pubblica spesso i precetti dell’islam. “Quando hai successo nel calcio e devi vivere da solo, ti si aprono due porte: una vita piena di peccati o una in cui mantieni le tue abitudini, i tuoi valori, i tuoi principi, ma soprattutto la tua religione”, ha detto.

Ha scelto la nazionale del Marocco

Spesso ha dovuto respingere anche accuse false, tipo essere un estremista salafita, un sostenitore dell’Isis o un predicatore nello spogliatoio del Marocco, anche se dalla più violenta tempesta social ha dovuto difendersi quando ha scelto di giocare per la nazionale marocchina, lui che avrebbe potuto rappresentare anche l’Olanda, per la quale ha fatto tutta la trafila fino all’under 20, o la Libia, il Paese di suo padre: furono i libici a rinfacciargli il “tradimento”, ricoprendolo di contumelie. Con il Marocco ha partecipato al Mondiale in Qatar, concluso con lo storico quarto posto.

Le radici marocchine di Aboukhlal e la scelta di mamma Lamya

In realtà Aboukhlal si è sempre considerato marocchino, la terra di sua madre Lamya, che è stata una velocista di livello internazionale ma lasciò di colpo l’atletica all’età di 17 anni, rinunciando alla partecipazione alle Olimpiadi di Sydney per sposare Tarek Aboukhlal e trasferirsi con lui in Olanda. La famiglia Aboukhlal è tornata a vivere in Marocco quando il piccolo Zakaria aveva tre anni, rimanendovi fino al 2007: è lì che che l’ala del Torino ha imparato l’arabo e i precetti dell’islam, mentre per andare a scuola di calcio ha dovuto aspettare il ritorno in Olanda.

Una carriera con De Jong, Slot e Koopmeiners

La sua prima squadretta, però, chiuse dopo un anno, così il padre ne fondò una lui, il Gvv Rapti, dove Aboukhlal ha mosso i primi passi prima di entrare nel vivaio del Willem II e poi del Psv. Ha condiviso la crescita con Frenkie De Jong, anche lui cresciuto nel Willem II, nel Psv ha giocato con Gakpo e nell’Az, il club dove si è imposto in Eredivisie, è stato allenato da Slot e compagno di Koopmeiners.

Al Tolosa con Comolli

Da lì è passato al Tolosa di Comolli, dove ha giocato tre stagioni di alto livello, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria nella Coppa di Francia 2023, primo e finora unico trofeo della storia dei viola: ha segnato un gol in ogni turno, dai sedicesimi alla finale, ma d’altronde da ragazzo giocava centravanti e il suo modello era Benzema. Con il tempo è diventato un’ala ambidestra, che ha ereditato i geni della velocità dalla madre e quelli del mezzofondista dal padre. Lo scatto è la sua caratteristica più spiccata e il Torino l’ha preso per quello, pagandolo tutto sommato neanche troppo: con 8 milioni ha portato in Serie A un giocatore dal curriculum molto interessante.

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