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Già leader il Napoli dei due giganti. Carico di anni, potenza e classe

La vittoria conforta migliaia di tifosi. Il gioco azzurro non eccelle ancora nella profondità ma ora sa anche sfruttare i calci piazzati. Una consapevole superiorità

Pochi dettagli per capire che il Napoli è già tra i candidati al prossimo scudetto, sarebbe il quinto nei suoi 99 anni, il terzo negli ultimi tre. Basta osservare subito i nomi di chi ha segnato i gol della prima vittoria. McTominay e De Bruyne, due attese celebrità messe insieme in un ambizioso progetto della società, ancora prima che arrivasse Antonio Conte. Ma c’è altro. L’esecuzione da autentici solisti su calci piazzati, la micidiale leggerezza che chiude i conti con frammenti di gioco ad alta tecnica. Esemplari di reti che l’anno scorso erano una rarità. La forza consapevole di superiorità nel confronto con il neopromosso Sassuolo, dignitoso nella sua fragilità. La spensierata formazione che accoglie tra i titolari solo due acquisti, De Bruyne e Lucca, fino a lasciare in panchina con altri nuovi anche il costoso Sam Beukema. Gli è stato preferito il maturo brasiliano Juan Jesus, forse per un omaggio al difensore che in un momento cruciale fu chiamato a sostituire il pregiatissimo pezzo dell’ultima campagna, Buongiorno, falciato da infortunio con forse evitabile recidiva. E ancora: se è così perentorio il successo con una squadra sovraccarica di esperienza, potenza, classe nonostante la sua media alta di età, 29,9 primavere, vuol dire che in questo momento del calcio italiano la cifra tecnica conta molto più di tante favole che si raccontano fuori con giovani rampanti. Conte la pensa così, lo scudetto e la prima vittoria della nuova stagione premiano l’allenatore pluriscudettato per il suo metodo di costruire e guidare squadre vincenti.

La vittoria di ieri a Reggio Emilia conforta le migliaia di tifosi al primo pellegrinaggio di fede sportiva per la squadra ritenuta da battere nelle previsioni degli avversari. Il coro di pronostici non basta però a eliminare le imperfezioni notate in un morbido confronto con il Sassuolo, poche manovre di grande respiro nella profondità. Sassuolo che lodevolmente si è limitato a un gioco di assoluto decoro, senza gli artifici difensivi ai quali dovrà sottoporsi il Napoli. Fabio Grosso, campione del mondo nella Nazionale del 2006, si è ben guardato da applicare un catenaccio a Lobotka, lasciando libero di correre per oltre 9 chilometri, finché è stato in campo per disegnare le sue geometrie, abbinando la sua prodigiosa versatilità nella centrale operativa, in parallelo con Anguissa. Vertice passato dal 4-1-4-1, Lobotka ha dato un senso al suo strapotere in una zona franca che il Sassuolo ha lasciato tra linea difensiva e linea mediana al Napoli. In quella zona hanno cercato di raccordarsi i due più autorevoli talenti della squadra. Nel primo tempo De Bruyne ha offerto a gentile richiesta di Conte la posizione di maggior prestigio e pericolosità a McTominay, punta più avanzata del centrocampo, ma con variazioni su altre sponde per non dare punti di riferimento. Lo scozzese, miglior cannoniere dello scorso anno con 12 gol solo due meno di Lukaku purtroppo assente, è stato di suggestiva puntualità nel deviare una punizione tesa di Politano, schema bene avviato da Politano e ancora meglio da McTominay che si fa trovare solo, agile e in irresistibile elevazione per schiodare la partita. De Bruyne ha girato molto per il campo, come se non trovasse l’attimo per le sue graffianti unghiate. Ha atteso la ripresa per indirizzare una punizione dalla sinistra, calciata verso il centro, con troppi indirizzi, davvero troppi se avversari e compagni non hanno neanche sfiorato la morbida traiettoria lanciando che il belga tutto d’oro entrasse subito nella galleria dei protagonisti del suo primo campionato italiano.

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