MILANO – Dal mercato si aspettava imprevedibilità e duttilità, parola sua. Non ha avuto né l’una, né l’altra. Cristian Chivu, arrivati all’ultimo giorno di scambi, si ritrova con l’Inter titolare dello scorso anno, più vecchia di un anno. Una squadra le cui fondamenta sono state gettate da Antonio Conte una vita fa, e su cui Simone Inzaghi ha costruito il suo edificio. Tratto comune: il 3-5-2. E da quello il tecnico romeno è dovuto ripartire, nonostante probabilmente ne avrebbe fatto a meno.
L’Inter è rimasta con un solo modulo
Gli esperimenti fatti da Chivu nella tournée americana, indicano come l’ex terzino della squadra del triplete avrebbe volentieri sparigliato dal punto di vista tattico. Negli Stati Uniti, al Mondiale per club, Cristian ha provato a mettere due trequartisti dietro a un’unica punta, o un uomo a supporto del tandem d’attacco. Ieri contro l’Udinese, sotto per 2-1 alla seconda di campionato, nel finale ha provato a inserire al fianco di Lautaro e Thuram una terza e una quarta punta. Non ha funzionato. Perché la verità è che questa Inter continua a essere costruita per un modulo, e per uno soltanto.
Dal mercato solo riserve per riserve
Il mercato nerazzurro, con l’eccezione di Petar Sucic che però contro i friuliani non ha brillato, ha sostituito riserve con riserve. Sono partiti, fra gli altri, Asslani e Taremi, che ha accettato il trasferimento all’Olympiacos. Sono arrivati giocatori come Luis Henrique e Bonny, al momento buoni (quanto buoni, si vedrà) per fare rifiatare Dumfries e Thuram, non per suggerire variazioni di modulo. Per sperimentare soluzioni diverse dal 3-5-2 serviva un Lookman e non è arrivato. Serviva qualcuno che saltasse l’uomo a centrocampo, ma ancora non c’è. Serviva un difensore giovane, di gamba, ma niente. E sabato 13 settembre, dopo la pausa delle nazionali, c’è la trasferta a Torino con la Juve. Perdere significherebbe andare a – 6 dopo tre giornate. E vincere non è facile, quando si ha a disposizione una squadra che tutta la Serie A conosce da almeno quattro anni.