Due fratelli, due gol, così Juve-Inter diventa una faccenda di famiglia: la famiglia Thuram. Vince Khephren il bianconero su Marcus il nerazzurro. E in tribuna papà Lilian sorride. A differenza dei fratelli Lumière, che illuminavano il gioco ma a volte facevano un po’ di cine, dei Baresi sempre troppo lontani dalla porta altrui, dei Karamazov intriganti ma un po’ noiosi e di Caino e Abele, uno indubitabilmente della Juve e l’altro dell’Inter, i fratelli Thuram entrano nel vivo dell’azione e ci restano. Se il loro papà Lilian è fortissimo con la testa, per come la usa nella vita, i figlioli prendono a capocciate il derby d’Italia. Due gesti paralleli, anche se quello di Khephren peserà di più: non è colpa di Marcus. Succede, quando la tua squadra segna un gol in meno dell’altra.
La storia dei fratelli Thuram
Marcus, battezzato così in onore di Marcus Garvey, scrittore e sindacalista giamaicano morto nel 1940, leader del movimento panafricano, ha guardato negli occhi Khephren, che si chiama così in omaggio al faraone, quello di una delle tre famose piramidi, dopo la rete fratricida di quest’ultimo. Il quale ha spiegato: «Marcus mi ha detto bravo con gli occhi, era orgoglioso di me anche se dispiaciuto per il gol. È stato come dire bravo fratello». “Mi ha detto bravo con gli occhi” è un po’ come “ho scritto t’amo sulla sabbia”. Ai fratelli coltelli di Juve-Inter, la bizzarra telecamera Refcam, quella infilata nell’orecchio dell’arbitro, ha dedicato una delle prime immagini della nuova era: i due si spintonavano con stima e affetto. Poco più tardi, il terzo occhio dell’arbitro ha inquadrato i fratelloni in ascolto di un sermone con ogni probabilità dedicato a entrambi, che visti così accostati parevano due fotocopie. Avevano, ammettiamolo, gli occhi un po’ sbarrati.
Le reazioni di papà Lilian
Da piccolo, Marcus voleva fare il pasticciere e Khephren voleva fare Marcus, di quattro anni più grande di lui. Dopo avere segnato con Zuccata numero 1, Marcus non ha esultato: premonizione? Dopo avere segnato con Zuccata numero 2, Khephren ha invece fatto giustamente festa. Dopo il gol del mancato pasticciere, papà Lilian, in tribuna con cappello da film, è rimasto immobile come un cannolo. Dopo quello del piccolo faraone, si è messo a sorridere come a dire “però, questi due ragazzi non mi sono venuti niente male”. Quando si trovano tutti insieme padre e figli, un argomento ricorrente sono proprio i colpi di testa. «Papà ci prende in giro entrambi perché di testa non facciamo mai gol», ha ribadito il Thuram della Juve, che è nato a Reggio Emilia (suo fratello Marcus, invece, a Parma). Dopo il quarto gol di Vasilije Adzic, forse figlio unico, c’è stato un momento Var per capire se Khephren prima dell’assist avesse commesso fallo su Bonny. Un gustoso siparietto con i fratelli coltelli a coprirsi la bocca con le rispettive maglie, e non è difficile immaginare il virgolettato. Il nerazzurro avrà detto al bianconero “gliel’hai data una pizza in faccia, vero?”, e il fratello gli avrà risposto “certo che papà ora sarà contento eh?”, ma giusto così, per cambiare discorso. Quei due così vicini, nella partita che più allontana. Quel padre sornione, gigantesco. Quel buon sangue che, com’è noto, non mente. Ci vorrebbe Ettore Scola, per filmare una Famiglia così. Anzi, i fratelli Coen.