ROMA – Neanche il tempo di archiviare la terza giornata di Serie A e il Var è già al centro delle polemiche. L’episodio contestato è andato in scena a San Siro, nel finale di Milan-Bologna, con un rigore concesso e poi cancellato. Con il contatto decisivo rimasto fuori dal monitor dell’arbitro. Riavvolgiamo il nastro. Al minuto 92 Nkunku entra in area di rigore e cade due volte. Prima per la spinta e il tocco di Lucumì, poi nel successivo contrasto con Freuler. Marcenaro prima lascia correre poi fischia il fallo in area. Richiamato dal Var, osserva soltanto il duello con Freuler, che giudica regolare, revocando il rigore. L’errore si consuma lì: al direttore di gara non viene mostrata nessuna immagine del contatto precedente. È la traccia più delicata della vicenda: Fabbri, dalla sala di Lissone, non individua il primo fallo e propone a Marcenaro solo la revisione del secondo episodio. Portando ad annullare un rigore che c’era ed era stato fischiato in campo. Una catena di valutazioni sbagliate che ha portato al corto circuito la squadra arbitrale e mandato su tutte le furie Massimiliano Allegri — espulso.
L’ammissione di errore dell’Aia
Le conseguenze non si sono fatte attendere. Per Fabbri stop di due giornate dalla sala Var e ritorno immediato in campo. Per Marcenaro invece normale turnover nella prossima giornata. Ma se l’Aia prova a spegnere le polemiche, la Figc sottolinea la figuraccia di San Siro: «Si tratta di un errore evidente — ha commentato Gravina, lanciando una frecciata al presidente degli arbitri Antonio Zappi — ma quando parliamo di tecnologia andiamo avanti, non si torna al passato». Avete sbagliato, ma continuiamo così, il messaggio anche politico del presidente federale. L’obiettivo resta chiaro: correggere le disfunzioni senza mettere in discussione il Var. Anche perché il calcio italiano vuole continuare ad essere capofila delle innovazioni arbitrali. Quest’anno in Serie A sono arrivati l’announcement in campo e la Refcam. Mentre in Serie C si sta sperimentando il sistema Fvs, la versione a chiamata del Var, con il protocollo modificato già alla prima giornata dopo il “caso Carpi”. Novità da cui i direttori di gara stanno diventando sempre più dipendenti: «La tecnologia ha ridotto molto la percentuale di errori: basta vedere quei casi in cui gli arbitri, senza aiuto, cercano palesemente un riscontro», ha concluso Gravina.
Il precedente di Inter-Udinese
Quel che resta è la distonia tra le immagini parziali mostrate a Marcenaro e quelle offerte dalla regia televisiva a spettatori e tifosi. Due percezioni opposte della stessa azione. Esattamente come accaduto in Inter-Udinese alla seconda giornata, con la trattenuta in area di Esposito ai danni di Buksa. Sempre a San Siro, sempre con la sala Var protagonista, in negativo. Niente revisione e niente rigore. Mentre in tv (e sui social) spopolava la maglia allungata del calciatore polacco.