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Juric, il perdente di successo: in un anno ha vinto solo 7 partite

Il tecnico esonerato dalla Roma e considerato in Inghilterra il peggiore della storia della Premier si gioca l’Europa con una squadra fatta grande da Gasperini

Sta ancora aspettando la carezza del destino l’ispettore Zenigata del calcio europeo, al secolo Ivan Juric, l’allenatore che nel 2025 – da Roma a Southampton fino a Bergamo – insegue con commovente ostinazione una qualche gioia, ma quella gli sfugge come il più abile dei ladri e lo lascia lì, a cantar sconfitta mentre in lontananza si intravede un iceberg affiorare dal mare.

Le vittorie in un anno: bastano due mani

Nell’ultimo anno Juric per trentadue volte si è seduto in panchina, osservando il Grande Boh. In diciannove occasioni è uscito dal campo sconfitto, scornato, rabbuiato, maledicendo la cattiva sorte, talvolta anche la buona. In sei occasioni ha registrato nella sua personalissima contabilità un pareggio, mettendo a referto alibi e rimpianti. Sette sono state le giornate in cui il nostro si è beato della vittoria. Eppure: da niente a tutto, da un doppio fallimento tra Serie A e Premier League alla Champions League, a dimostrare che le vie dei procuratori – quando sono bravi ma davvero – sono infinite. E così quando in estate è stato scelto per sostituire Gasperini, in molti hanno sollevato il sopracciglio in modalità dubbiosa. Juric? E perché? Annotate le motivazioni per cui i Percassi l’hanno ingaggiato – è un discepolo di Gasperini, proseguirà nel solco della sua filosofia di calcio – il sospetto che si trattasse comunque di un fuori-fuoco non se n’è andato.

L’anno nero

L’anno nero di Juric comincia un anno fa, il 22 settembre del 2024, quando – appena subentrato a Daniele De Rossi – debutta sulla panchina della Lupa con un 3-0 contro l’Udinese. Poi, dopo un abbrivio comunque promettente, sono arrivati i tempi cupi, è calato il sipario, le stelle hanno cominciato a guardare altrove e Juric si è trovato a dover fare i conti con un tabù. E il tabù era lui. Alla Roma la sua avventura è durata cinquantatré giorni. Un fallimento in divenire, con l’allenatore-metallaro – è la sua passione musicale – sempre vestito di nero, torvo nello sguardo, tetro nei pensieri. Il punto più basso si avvertì quando, dopo un Fiorentina-Roma 5-1, si presentò funereo ma rabbioso davanti a telecamere e taccuini e disse che il “lavoro fatto era stato buttato nel cesso”. Lo sciacquone, un paio di settimane dopo, lo colse preparato.

“Il peggior allenatore della Premier League”

Ma poiché la dea bendata proprio bendata non è, ecco arrivare in soccorso la dirigenza del Southampton. Juric? Why? Anche stavolta la domanda rimaneva senza risposta. Un calvario – “And no direction home” – iniziato nei giorni di Natale con una sconfitta casalinga contro il West Ham. “Siamo stati sfortunati”, ammise. “Ci manca la fisicità”, argomentò dopo il filotto di sconfitte, sei di fila tra l’inizio di febbraio e la metà di marzo. Il resto è storia nota. Con una retrocessione arrivata – record – a sette giornate dalla fine, e con i suoi 12 punti in classifica – record – il Southampton è diventata la peggior squadra di sempre nella storia della Premier League, quella cioè retrocessa con meno punti e più ignominia da quando il football è football. Bollato dal marchio dell’infamia scagliato da The Sun “ufficialmente il peggior allenatore della storia della Premier League”, Juric pochi mesi fa lasciò i Saints dopo poco più di cento giorni. Nessuno nel pianeta-calcio – forse nemmeno lui – poteva in qualche modo confidare su un destino amico, pronto a offrirgli un’altra occasione. Eppure: Bergamo, Atalanta, la Champions, sulla scia di Gasperini e dei suoi nove anni di crescita. Ora con Juric succeda quel che succeda. Tocca a lui allontanare i fantasmi del passato che lo rincorrono. E se sia decrescita, almeno che sia felice.

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