Escludere Israele da tutti gli eventi calcistici. Nell’oggetto della lettera inviata dalla federazione della Palestina all’Uefa si chiede “tolleranza zero”, si chiedono “azioni concrete” e si parla di “Razzismo, Apartheid, Incitamento e Complicità”. Parole maiuscole. La firma in calce è quella del presidente Gen Jibril Rajoub, il contenuto è analogo alla lettera con cui la commissione delle nazioni Unite aveva sollecitato le istituzioni calcistiche a prendere decisioni forti, ad agire ed escludere Israele dal Mondiale e il Maccabi Tel Aviv dall’Europa League.
“Il calcio non può rimanere neutrale”
L’incipit dell’appello della Palestina – inviato prima della riunione dell’Assemblea Generale UEFA – è tanto duro quanto doloroso: il calcio non può rimanere neutrale davanti a genocidio, apartheid, pulizia etnica, pratiche discriminatorie razziali e occupazione continua.
“Il silenzio non è più accettabile”
E si chiede di agire, ma di farlo in fretta: “Il calcio dovrebbe rappresentare dignità, uguaglianza e umanità. Gli statuti della FIFA e della UEFA, i principi dei diritti umani internazionali sanciti dalla Politica FIFA sui Diritti Umani applicabile alla UEFA e i precedenti nella storia del calcio richiedono un’azione. Il silenzio o il ritardo non sono più accettabili”.
“I numeri della strage”
Nella lettera si utilizza la parola “genocidio” ricordando i risultati dell’inchiesta della Commissione Indipendente delle Nazioni Unite, e che, mentre una popolazione viene sterminata, affamata e costretta all’esilio, è stata certificata la morte anche di 416 calciatori e dirigenti, moltissimi bambini. La distruzione dei siti, delle case, del territorio, non ha risparmiato gli impianti sportivi, 289 quelli sbriciolati, decimato le infrastrutture necessarie per gli allenamenti e i campionati e l’esistenza stessa del calcio in molte aree.
“Apartheid nel calcio”
E continua: “Le prove dimostrano che numerosi club situati negli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati sono incorporati nel campionato nazionale dell’IFA e partecipano e ospitano competizioni IFA. Questi club sono costruiti su terreni sottratti alle famiglie palestinesi, operano esclusivamente per i coloni ebrei e vietano l’ingresso ai palestinesi, un segno lampante del regime di apartheid nel calcio. Chiedendo lo stesso coraggio usato nel 61 quando la Fifa escluse il Sudafrica, considerando che la situazione è estrema e il calcio subisce una sistematica cancellazione attraverso violenza, uccisioni e distruzione.
“La complicità di federazione club e tifosi”
Ma a fare malissimo è l’accusa di complicità alla Federazione israeliana, dei club, dei tifosi e dei giocatori israeliani, con funzionari dell’IFA fotografati mentre visitano le basi dell’aeronautica militare, posano con aerei da combattimento, celebrano piloti e unità coinvolte nei
bombardamenti a Gaza. Calciatori israeliani che hanno pubblicamente chiesto l’annientamento di Gaza e hanno pubblicato sui loro social media violenti incitamenti all’odio, club che forniscono supporto morale e materiale all’Idf, striscioni e cori dei tifosi che incitano alla violenza. Nell’agosto 2024, uno striscione dei tifosi del Maccabi Haifa recitava: “Un bambino israeliano vale più di un bambino palestinese” durante una partita ufficiale della Premier League israeliana.